“Qui in Italia avete un posto come Cinecittà, dove c’è tanta storia. Ho visto tanti teatri di posa sparire per non tornare mai più e spero che il governo italiano riesca a farlo sopravvivere perché torni più forte di prima”. Sylvester Stallone si ingrazia immediatamente il pubblico di giornalisti dell’auditorium, accorsi per seguire la conferenza stampa con cui l’attore e il regista Walter Hill hanno presentato Bullet to the Head, action che rimanda ai classici film buddy cop degli anni Ottanta, in primis quel 48 ore di Hill che fece la storia.
Stallone era reduce da un incontro con il pubblico organizzato per l’occasione a Tor Bella Monaca, perché la star voleva sentirsi vicina agli abitanti delle periferie più difficili. “Andare in quel quartiere è stato come rivivere il mio passato. Vengo da un posto brutto e so quanto possono essere disperati i giovani in quei luoghi, perciò ringrazio il sindaco per la bella idea. Quello che ho detto loro è che non devono avere paura del fallimento, perché ogni volta che fallisci diventi più saggio”.
Su questa scia, Sly ha poi ricordato i suoi inizi: “Quando feci Rocky fu un discreto successo, ma io continuavo a vivere nello stesso buco di appartamento. Così un giorno andai dal produttore e gli dissi ‘Perché non mi paghi?’. Mi rispose: ‘Perché a noi di te non ce ne frega nulla, vai là fuori e trovati un altro lavoro e poi forse ti pagheremo quando decideremo noi’. Lo ringrazio tanto per la lezione che mi ha dato: che quello del cinema è prima di tutto un business”. Del suo primo ruolo, una breve comparsata ne Il dittatore dello stato libero di Bananas, ricorda: “Incontrare Woody Allen mi cambiò la vita. Dovevo interpretare uno dei teppisti che lo assale in metro, ma lui continuava a dire che non ero abbastanza minaccioso. Così ho comprato della vaselina e me la sono spalmata in faccia. Sono tornato sul set tutto unto e gli ho detto ‘Ti faccio paura adesso?’. Era talmente intimidito che pregava i produttori di assumermi. Non lo dimenticherò mai”.
Stallone ammette anche che non gli dispiacerebbe rimettere mano a Rambo per l’ultima volta: “Rambo ha bisogno di combattere, è un guerriero e deve morire eroicamente in battaglia. Ho un’idea e ci sto lavorando, spero di poterla realizzare presto altrimenti dovrò fare un film su Rambo che combatte l’artrite!”. Infine, ha belle parole per il suo “storico rivale” e compagnio d’armi Arnold Schwarzenegger: “Io e Arnold siamo diventati grandi amici. La prima volta che lo incontrai pensai ‘Caspita, questo è davvero grosso. Meglio che mi metta a fare lo sceneggiatore!’. Ora abbiamo fatto un film insieme, The Tomb, dove lui è davvero fantastico. Mi ha molto sorpreso”.
Bullet to the Head uscirà in USA il primo febbraio 2013.


NOTIZIE
Stallone loves Rome
La star con Walter Hill al Festival

14.11.2012 - Autore: Marco Triolo