“Ero a Cannes quando mi hanno riferito che Michael Jackson era morto. Sono tornato a New York e per mesi non ci sono stato con la testa. Poi ho acquistato tutto il suo catalogo musicale sull’iPod e per un anno ho ascoltato solo Michael. Mia moglie e i miei figli mi hanno odiato!”. Spike Lee giunge al Lido di Venezia per presentare Bad 25, documentario che racconta la lavorazione di Bad, influente album pubblicato da Jacko esattamente venticinque anni fa. Attraverso le testimonianze di quanti hanno lavorato a stretto contatto con lui e di chi lo ha conosciuto e ammirato – tra cui Quincy Jones, Stevie Wonder, Mariah Carey e Justin Bieber – Lee ricostruisce una carriera ineguagliata e racconta il genio lasciando da parte l’eccentricità. Una vera “lettera d’amore a Michael Jackson”, come dice Lee stesso.
“Fred Astaire e Gene Kelly erano i suoi più grandi eroi – continua il regista – Michael studiava sempre i grandi per diventare più grande”. Dal documentario emerge anche la sua etica lavorativa: “A sette anni ascoltava James Brown. Per diventare come lui bisogna lavorare, non basta alzarsi dal letto la mattina”. Timido e riservato nella vita, Jackson non aveva paura di sfidare se stesso nell’arte: “La gente tende a dimenticare che Bad seguì Thriller, l’album più venduto della storia. Ma lui non era mai soddisfatto e voleva sempre superarsi. Come fanno i veri artisti”.


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Spike Lee loves Michael Jackson
Il regista al Lido con Bad 25
01.09.2012 - Autore: Marco Triolo