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Spielberg vs. Cameron

Sfida titanica tra i grandi di Hollywood. Due registi che hanno rivoluzionato l'immagine e il mondo degli effetti speciali, sviluppando anche una straordinaria capacità di raccontare le storie. Vi invitiamo con noi in un viaggio attraverso il loro talento.

Steven Spielberg Vs James Cameron

16.04.2008 - Autore: Pierpaolo Festa
Non hanno certo bisogno di presentazioni Steven Spielberg e James Cameron, vere e proprie colonne portanti del cinema hollywoodiano. In un angolo colui che si guadagna da vivere con i suoi sogni, l’eterno giovane che passava la sua infanzia a scrutare il cielo col telescopio in cerca degli alieni buoni. Nell’altro il più grande perfezionista della fabbrica del cinema, uno che per realizzare un film impiega lo stesso tempo di Stanley Kubrick, sottoponendo i suoi attori a stress fisico e psicologico.

I loro curriculum sono chilometrici. Spielberg dirige tantissimo e produce almeno tre volte tanto; Cameron, invece, non è troppo prolifico dietro la macchina da presa, ma scrive da sé tutti i suoi progetti. Entrambi sono riusciti a creare vere icone cinematografiche: Indiana Jones, E.T., ma anche un’Ellen Ripley più dura che mai in “Aliens”, fino allo spaventoso Terminator.

Specialista nel dare vita ad eroine indimenticabili , Cameron ama trattare spesso tematiche attinenti la fine del mondo e la guerra atomica (“Terminator”; “True Lies”). Dopo aver realizzato il film più visto della storia del cinema, trionfando agli Oscar dove con le statuette chiuse nei pugni esclamò: “sono il re del mondo!”, il regista è sceso dal suo transatlantico e, sapientemente, ha pazientato prima di tornare a dirigere un lungometraggio. Molti lo aspettavano al varco: sarebbe riuscito a replicare o bissare il successo di “Titanic”? Quello che ha fatto è stato scomparire dai radar, limitandosi alla produzione ed alla direzione di pellicole in formato Imax.

Le persone mi chiamano perfezionista. Ma io non lo sono – ha dichiarato Cameron  - Sono uno che fa le cose nel modo giusto. Le faccio finché non vedo che sono giuste e poi mi dedico ad un’altra operazione. Il lavoro di un regista è fare accadere qualcosa. E questo qualcosa non accade da sé. Se non ci metti passione ed intensità, allora non ne vale la pena”.

Versatile e capace di girare anche due film l’anno, Spielberg ha fatto del suo cinema il luogo d’incontro perfetto tra spettacolo e impegno civile. Allo stesso tempo anche lui ha permesso all’industria degli effetti speciali di fare passi da gigante: chi non ricorda ancora oggi i dinosauri di “Jurassic Park”? Tra le sue passioni/ossessioni anche quella di portare in scena contesti familiari dove c’è un bambino in pericolo, una famiglia divorziata o un padre irresponsabile (“Prova a prendermi”; “La guerra dei mondi”). Nel corso degli anni ha mostrato grande fiuto come produttore, offrendo personalmente lo script di “American Beauty” a Sam Mendes che, al suo debutto dietro la macchina da presa, ha realizzato un classico pluripremiato dall’Academy. La sua specialità è quella dello storytelling: si tratta dell’unico autore in grado di raccontare l’olocausto in un mix di crudezza e grandi sentimenti come fosse una favola prima di andare a dormire. È anche un grande amante della storia, uno che pensa che il pubblico debba vedere per comprendere fino in fondo: ce lo ricordiamo dietro la macchina da presa in “Amistad”, “Salvate il soldato Ryan”, fino al recente “Munich”.

Una volta al mese, il cielo mi cade sulla testa – ha detto Spielberg -  Io vengo colpito e riesco a vedere un nuovo film che vorrei girare. Io interpreto i miei sogni e ne traggo un film. La gente vede i miei film e li rende parte dei loro sogni”. Hanno entrambi fatto incetta di premi. I loro nomi sono sinonimi di spettacolo ed intrattenimento e le loro pellicole riescono sempre a far parlare, nonostante non siano tutte le volte dei successi garantiti.

Adesso ritroveremo zio Steven nella regia del quarto capitolo di Indiana Jones (in uscita il 23 maggio), semplicemente la pellicola più attesa d’inizio millennio. Riuscirà invece Cameron a fare del suo “Avatar” il film più memorabile di questa prima decade del XXI secolo? A detta del regista sarà una vera e propria esperienza visiva, interamente filmata in 3-D. Lo scopriremo nel dicembre 2009, quando questa nuova opera verrà finalmente distribuita nelle sale.

Anche questa volta è difficile stabilire un vincitore…possiamo però focalizzarci su un nuovo rivale: un regista che ha preso il meglio dalle loro qualità. Ci riferiamo a Peter Jackson, neozelandese salito sul loro stesso ring ed intenzionato a tener testa a questi due grandi campioni di Hollywood, realizzando, uno dopo l’altro, tanti blockbuster d’autore.

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