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Spielberg, Lucas e Williams di nuovo insieme

John Williams riprende musicalmente le avventure di Indiana Jones e la storica fanfara a lui dedicata

Indiana Jones 4 secondo pezzo

09.06.2008 - Autore: GiulianoTomassacci
    Per ogni film di Indiana Jones, invece, un nuovo tema d’amore (perché nuova, di volta in volta, sarebbe stata la compagna del Prof. Jones), nuovi spartiti per i personaggi secondari, un nuovo motivo per il villain di turno e uno screziata quantità di risorse tematiche per commentare gli immancabili archetipi di sceneggiatura reiterati dalla serie: gli animali che di volta in volta ostacolanao la ricerca dell’agognato reperto da scovare e le avvincenti sequenze d’azione concertate con linfa sempre nuova da Steven Spielberg.

  Per Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo la formula williamsiana non è cambiata. Ma alcune scelte di script in controtendenza rispetto agli assunti regolanti i passati lungometraggi hanno permesso al compositore di lustrare e recuperare alcune delle invenzioni più carismatiche del primo episodio, I predatori dell’arca perduta. Lucas e Spielberg reintroducono infatti Marion (Karen Allen), primo interesse sentimentale di Indy, permettendo al compositore di nobilitare nuovamente il suo commento (pubblicato da Concord/Universal) con tutto il romance old fashion caratterizzante il tema d’amore steso per la coppia nel 1981. Anche una citazione dal motivo oscillante e sinistro per l’Arca dell’Alleanza trova brevemente spazio in questo quarto lungometraggio e fa il paio con il sapore altrettanto ambiguo e ultraterreno del motivo per il teschio di cristallo (“Call of the Crystal”), fiore all’occhiello dei materiali inediti, che annoverano anche una perfetta, teutonica composizione (“Irina’s Theme”) per la gelida Irina Spalko (Cate Blanchett).

Williams sembra approfittare della sua origine sovietica per punteggiare la sua maestria nella scherma attraverso “fiorettature” orchestrali tipiche delle danze russe. Altrettanto influenzato dalla capacità virtuosistica dell’autore è il tema per il giovane Mutt (Shia LaBeouf), eccitato e ardimentoso come nella migliore tradizione delle partiture stese dal musicista per Harry Potter.

Resta insomma invariato, nonostante l’avvicendarsi di personaggi e rispettive creazioni melodiche, l’impianto fortemente leitmotivico tipico del comporre williamsiano; così come inappuntabile, limpida e dotata di estrema raffinatezza resta la sua calligrafia sinfonica. Ma la costante senza dubbio più apprezzata è quella della celeberrima fanfara per il protagonista (“Raiders March”, “Finale”), immortale marcia fedele ad Indiana Jones e quindi unico tema a connotare veramente l’epica quadrilogia. A riascoltarla sfolgorante nella sua immediatezza, in tutte le variazioni proposte in questo ultimo lavoro, tornano in mente le parole del compositore riguardo alla sua lontana gestazione: un lavoro non facile quello di mettere insieme “questi piccoli frammenti di grammatica musicale, per farli sembrare quasi inevitabili”.