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Sountrack Mania: ecco il nuovo Harry Potter

Seconda prova nei territori "potteriani" per il compositore inglese Nicholas Hooper: nonostante la mano sicura e la felicità melodica, un contributo gravato dalle responsabilità dei commenti originali e dalla brevità degli interventi.

Potter Soundtrack

20.07.2009 - Autore: Giuliano Tomassacci
Sullo sfondo di un’estetica cinemusicale postmoderna votata sempre meno alla raffinatezza e di gran lunga all’istantaneità funzionale (con esiti di volta in volta discutibili, ma in generale indubbiamente compromettenti per il quid artistico che, auspicabilmente, il mezzo dovrebbe continuare a promulgare) la saga di Harry Potter arriva alla sua sesta colonna sonora perseguendo una strada tradizionalista che trova il suo ponte con il passato non solo nell’uso qualitativo della scrittura sinfonica ma anche nel curioso definirsi come riflesso di un'altra serie cinematografica di successo degli anni ’80, quella di Superman. Fino all’ultimo incarico del compositore Nicholas Hooper, è possibile infatti rintracciare nei due franchise una linea evolutiva comune nel comparto musicale, ad iniziare dal patrocinio autoriale di John Williams.

Harry Potter e il Principe Mezzosangue

In entrambi i casi, il più grande compositore americano di musica da film ancora in vita ha curato l’avvio delle due avventure fantastiche coniandone gli ormai celebri parchi tematici per poi distaccarsene gradualmente senza però che la sua impronta venisse mai meno. Se per Superman il distacco è avvenuto già dal secondo episodio, a Harry Potter Williams ha dedicato il suo magistero orchestrale fino al terzo capitolo, ma già per il secondo "La camera dei segreti" la sua fitta agenda lo aveva costretto a delegare i suoi temi al mestiere dell’orchestratore e compositore William Ross, proprio come in Superman II e III era toccato all’esperto Ken Thorne. Poi, affrancatosi più o meno definitivamente dai numerosi sequel, il suo operato è stato raccolto, adattato e assimilato, nel caso del quarto exploit del supereroe di Smallville, dal professionista Alexander Courage e nel frangente di Hogwarts da una estemporanea prova dell’inglese Patrick Doyle ("Il calice di fuoco") subito avvicendato dal citato Hooper, attuale compositore in carica dal penultimo "L’ordine della Fenice".

Harry Potter e il Principe Mezzosangue

La parabola di Hooper è peraltro anomala e quantomai sorprendente per i moderni standard hollywoodiani. Scelto da David Yates, regista delle due ultime riduzioni potteriane per il grande schermo, in quanto già suo sodale collaboratore, il compositore ha praticamente bruciato le consuete tappe dell’industria saltando da piccoli progetti televisivi ad uno dei più grandi blockbuster della contemporaneità. Certo il musicista non è apparso mancante dell’apprendistato e della necessaria professionalità richiesti per un simile incarico, ma come i suoi predecessori nella saga anche per Hooper il maggior dilemma è stato quello di confrontarsi con la gravosa responsabilità dei temi williamsiani, entrati nell’immaginario collettivo sin dalla primissima trasposizione schermica dei romanzi di J.K. Rowling.

Harry Potter e il Principe Mezzosangue

E’ un problema che riguarda ovviamente anche "Harry Potter e il Principe mezzosangue". Hooper non si dimostra irrispettoso nei confronti delle aspettative degli appassionati, proponendo già in apertura (“Opening”) accenni (o poco più) del tema portante ed aprendo molto saltuariamente in corso di intreccio alle altre idee motiviche redatte dal compositore di Guerre stellari. Il bilancio di frequentazione dei materiali è di poco inferiore alla sua proposta nel pregresso score - ad onor del vero tiepidamente ricevuto da critica e pubblico ma dotato di uno stile sicuro e del debito expertise tecnico. La sua mano si ripresenta stavolta sufficientemente accorta e in quanto a forma Hooper dimostra, se non altro, un apprezzabile intenzione orchestrale e una gestione felice delle sezioni: si veda, ad esempio, il bel colore rinascimentale nell’arpa intimista di “Harry & Hermione” o nella chitarra di “When Ginny Kissed Harry”, brani indicativi del complessivo tono meditabondo, cameristico e a tratti elegiaco dell’intero score. Ai temi personali dello scorso film, si aggiunge poi un efficace corale di sapore gregoriano, “In Noctem”, riascoltato anche in “Dumbledore’s Foreboding”. Il pinnacolo della partitura si scopre però nell’ultima traccia, la festosa e gagliarda “The Weasley Stomp”, espertamente ricamata tra archi, legni e percussioni.

Harry Potter e il Principe Mezzosangue

Riconosciuta una mancanza significativa di pagine action - preferendo evitare il sempre infausto paragone con l’originale williamsiano - il maggior difetto della composizione sembra però stavolta risiedere nella brevità degli interventi. Le 28 tracce del disco (non esaustive della musica ascoltata sul film), nonostante un’ora di durata complessiva, raramente raggiungono i 3 minuti; con la spiacevole e frustrante conseguenza di precludere alle idee più originali e interessanti lo sperato sviluppo e una soddisfacente compiutezza.
Pare che la produzione intanto stia già pensando ad un nuovo avvicendamento nelle fila musicali per il prossimo, ultimo episodio. Eventualità che, se confermata, porterebbe la saga dell’ormai non più maghetto a superare l’eterogeneità musicale di Superman e ad affiancarsi decisamente a quella della perdurante serie intitolata a 007.


Nicholas Hooper
Harry Potter and the Half-Blood Prince
New Line Records