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Saturno contro
Per realizzare il suo miglior lungometraggio Ferzan Ozpetek è tornato alla coralità del già riuscito "Le fate ignoranti" inserendola però in un contesto più borghese e dai toni maggiormente melodrammatici

12.04.2007 - Autore: Adriano Ercolani
Per realizzare il suo miglior lungometraggio da anni a questa parte Ferzan Ozpetek è tornato alla coralità del già riuscito “Le fate ignoranti” (id., 2001), inserendola però in un contesto più borghese e dai toni maggiormente melodrammatici – il referente principale sembra essere il cult generazionale “Il grande freddo” (The Big Chill, 1983) di Lawrence Kasdan.
A livello formale la pellicola ci regala un regista assolutamente maturato, in grado di gestire l’eleganza della forma cinematografica anche lavorando sulla semplice inquadratura fissa: molte delle scene migliori del film infatti sono proprio quelle in cui la regia non interviene sulla storia, lasciando ampio margine di libertà agli attori. E proprio dal cast Ozpetek viene ripagato in pieno: su tutti vogliamo segnalare il solito carisma di Favino, la solidità della Buy e la vena ispirata di un sorprendente Accorsi.
Giunto alla sua sesta prova di regia, Ferzan Ozpetek dimostra una competenza ed una lucidità estetica che sinceramente non ci saremmo aspettati: dopo i crescendo di virtuosismo di “Cuore sacro” (id., 2005) la semplicità e la forza di quest’ultimo film vengono a testimoniare il notevole progresso dell’autore.
“Saturno contro” è un film molto bello da vedere, che soffre di alcuni cali di tensione drammatica a causa di una sceneggiatura che troppo speso propende per il facile sentimentalismo. A compensare questo difetto però una regia ed un cast di protagonisti in stato di grazia, in un’opera corale che a tratti ci lascia intravedere scampoli di autentica sincerità.