
Anche oggi che mi rendo conto di quanto fosse schematico, ripetitivo e molto spesso naif, non posso fare a meno di amare Saint Seiya incondizionatamente. Perché Masami Kurumada (autore del manga originale) e lo staff di autori della serie TV erano sempre in grado di bilanciare le castronerie con una dose extralarge di sentimento e la classe con cui gestivano i tempi dell'Epica con la “E” maiuscola. Poi ho scoperto il fumetto e sono rimasto in particolare folgorato dalla saga di Hades, il gran finale del manga all'epoca non trasposto in animazione. Una scelta molto strana, visto che si trattava della parte migliore della serie. Stacco a una quindicina di anni più tardi, e non solo l'anime della Saga di Hades esiste, ma è stato anche tradotto in italiano.
Il RomaFictionFest ha ospitato una maratona degli ultimi sei OAV della serie, ambientati nella sezione finale del manga in cui i nostri eroi sono impegnati a sconfiggere Thanatos, Hypnos e lo stesso Ade dopo aver varcato i cancelli dell'Elisio. L'anteprima è stata ospitata all'interno della sezione Kids & Teens, che sta riscuotendo un ottimo successo di pubblico. Ironicamente, l'età media degli spettatori era decisamente fuori dall'ambito teen: eravamo tutti più o meno sui trenta, gente cresciuta negli anni Ottanta e Novanta. C'era persino chi si era travestito per l'occasione...

È probabile che il FictionFest non si aspettasse questo tipo di responso, ma a guardar bene era inevitabile: la saga di Hades chiaramente non è concepita per attirare il giovane pubblico, quanto come omaggio a chi seguiva la serie classica da bambino e non ha mai avuto modo di vederla completata. E infatti Kurumada e soci hanno scelto altre vie, spin-off, prequel e sequel con character design moderni, per fare leva sul pubblico giovane, mentre Hades è stata scritta, disegnata e confezionata con in mente noi, i venti-trentenni mai cresciuti e ancora in fissa con i meravigliosi giocattoli della Bandai.
Va da sé che l'adattamento italiano non poteva discostarsi tanto da quello anni Ottanta. Ivo De Palma, storica voce di Seiya/Pegasus, ha ereditato la direzione del doppiaggio dal compianto Enrico Carabelli, recuperando molte delle voci originali – tra cui i cinque Cavalieri: oltre a De Palma, Marco Balzarotti (Sirio), Tony Fuochi (Phoenix), Luigi Rosa (Crystal) e Andrea De Nisco (Andromeda). De Palma e Carabelli sono figli di una generazione di doppiatori che credevano davvero di “migliorare” il prodotto nella versione italiana e, per quanto questo sia un concetto a cui noi molto spesso ci opponiamo, in questo caso non si possono dare loro tutti i torti: l'idea geniale fu quella di prendere i dialoghi giapponesi, piuttosto standard, e sostituirli con un parlato cavalleresco tra Shakespeare e il Thor della Marvel, tra citazioni di Dante, Foscolo e Leopardi. Tutto ciò è presente anche nei nuovi episodi, tanto che la visione andrebbe coadiuvata dai volumi della Treccani o del Dizionario della Crusca. La tendenza a gigioneggiare è più che evidente: De Palma è talmente sicuro di sé da infilare in bocca a Pegasus battute tronfie che a volte non vanno neanche in sincrono con le immagini. Ma gli perdoniamo tutto, perché lo fa con la buona fede di chi ci ha messo davvero cuore ed anima, come se i Cavalieri fossero una sua creatura.

Alla fine i fan hanno applaudito e si sono scambiati battute da caserma che solo gli iniziati possono capire. Io non ho potuto che rimanere per l'ennesima volta ammutolito di fronte alla magia che questa saga riesce a sprigionare: nonostante i limiti, le ingenuità, le lungaggini, le esagerazioni e le palesi incongruenze, Saint Seiya resta sempre una leggenda.
Per sapere tutto, ma proprio tutto dal RomaFictionFest, non perdete il nostro speciale!