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Robert Altman, autore "contro"

Robert Altman, autore "contro"

gosford park

14.04.2003 - Autore: Adriano Ercolani
Nella storia del cinema americano molti grandi autori si sono schierati, più o meno apertamente, contro il sistema hollywoodiano e la politica commerciale delle grandi Major; soltanto Robert Altman ha però costruito al sua intera carriera allinsegna della de-costruzione e della smitizzazione del cinema e dei generi classici di Hollywood. Il saper improntare le proprie opere ad una costante e feroce de-mitizzazione di eroi e situazioni stereotipate; il costruire storie di personaggi mai retorici e moralmente ambigui; adoperare uno stile di regia completamente anti-spettacolare, dove lintervento della m.d.p. non è mai casuale o volutamente esposta. Questi, in rapida sintesi, gli stilemi principali dellopera di Altman, autore che nel corso della sua carriera ha saputo attraversare tutti i principali generi cinematografici americani, minandone dallinterno le fondamenta per farli esplodere, e farli diventare allo stesso tempo opere personalissime: pensiamo ad esempio al suo primo grande capolavoro, Mash (M.A.S.H., 1970), rivisitazione del film di guerra operata in modo amaro ed ironico. Oppure non possiamo citare il grande Il Lungo Addio (The Long Goodbye, 1973), noir chandleriano in cui il detective privato Philip Marlowe non è il duro Humprey Bogart ma lo smidollato e cinico Elliott Gould. Ma il film che forse meglio esemplifica la poetica e lo stile di Altman è Nashville 8id.,197), amarissima riflessione sul senso dello spettacolo americano, dove i personaggi, pur con le loro proprie dimensioni interiori, vengono trattati solamente come pedine da muovere per far continuare a funzionare il baraccone dello show business. Durante il concerto country, anche quando alla fine la stellina di turno verrà assassinata dal giovane fanatico, lo spettacolo andrà avanti, a tutto tornerà come prima. Dietro la metafora di Nashville, e di quasi tutti i film di Altman, si nasconde un duro atto di accusa contro le leggi che regolano lo star system ad Hollywood, che infatti non lo ha mai accolto tra le proprie braccia come ha fatto con gli altri grandi registi della sua epoca. Ed infatti la stella di Altman si è eclissata a partire dalla dine degli anni 70, soprattutto dopo linsuccesso commerciale del suo Braccio di ferro (Popeye, 1980). Dopo più di un decennio dio opere poco conosciute e di insuccessi, il grande autore è però tornato con due film straordinari, I Protagonisti (The Player, 1992), e America Oggi (Short Cuts, 1993), che lo hanno definitivamente rilanciato nellOlimpo dei grandi autori americani e mondiali. Da allora Altman ha alternato pellicole più esplicitamente leggere come La Fortuna di Cookie (Cookie,s Fortune, 1998) e Il Dottor T. e le Donne (Doctor T. and the Women, 2000), ad opere più personali e di impatto come il bellissimo e parzialmente incompreso Kansas City (id., 1996). Adesso, con il giallo in costume Gosford Park (id., 2001), ha ottenuto la sua quinta nomination alloscar, un riconoscimento che la nemica Hollywood proprio non ha potuto negargli.  
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