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Ritratto di famiglia allo specchio

"Ricordati di me", il sorprendente ritorno di Gabriele Muccino: "Dopo l'ultimo bacio ho vissuto momenti di panico vero: temevo di non avere più niente da dire".

Ricordati di me

12.04.2007 - Autore: Ludovica Rampoldi
Gabriele Muccino ha confessato che il periodo più brutto è venuto dopo Lultimo bacio. Un enorme successo, un caso internazionale. Temeva di non avere più niente da dire dopo quel film. Pensava che lunica cosa che potesse fare era un sequel. Momenti di panico vero, in cui non riusciva a pensare a nessuna altra storia. Poi, quando il film è finalmente uscito dalle sale, Muccino ha preso un po di tempo per riordinare le idee, ha letto, riflettuto, e una nuova urgenza narrativa è tornata alla carica. Ne è venuto fuori Ricordati di me, un film bellissimo, emozionante, che dal 14 febbraio sarà distribuito nella sale in 600 copie.   Quattro stesure di sceneggiatura con Heydrun Shleef (la migliore sceneggiatrice in Italia), più un paio di revisioni con gli attori, per raccontare lepopea quotidiana di una famiglia normale. E la storia di una famiglia nella quale tutti i membri, i genitori e due figli, un maschio e una femmina di 17 e 19 anni, hanno voglia di affermare a se stessi e agli altri di valere qualcosa. E alla fine, forse ci riusciranno. Anche se, come spiega il regista non ci sono vincenti, in questo film. I miei personaggi sono anime fragili che non si amano, che sono vittime dei modelli che la società gli impone, che sognano di aderire allo stile di vita che la tv, in modo indolore ma dannosissimo, ci propina continuamente. Un mondo in cui per avere successo il talento non serve: come in tv, dove si piange o si balla, ma soprattutto ci si vende. E un ritratto di famiglia davanti allo specchio, quello di Muccino, in cui tutti si domandano inquieti: come mi vedi?. E una famiglia in cui domina un individualismo sfrenato, che porta ognuno a cercare lontano dagli altri ciò che loro credono li possa rendere felici. Nei primi, frenetici venti minuti, la famiglia di Muccino, viene travolta da una forza centrifuga, una drammatica inquietudine, una nevrosi che li corrode. Vogliono dimostrare a se stessi e agli altri di non essere mediocri, di avere un valore. Ma cè una differenza tra linquietudine dei ragazzi e quella degli adulti. A 20 anni corri a petto in fuori verso linfinito, arrogante. A 40 hai smesso di sognare, ti guardi indietro e vedi tutte le cose che potevi fare e non hai fatto. Il finale del film, come quello de Lultimo bacio, è aperto. Non mi piacciono i film a tema, quelli che hanno un messaggio o delle risposte da dare. Quando sembra che il cerchio si chiuda, mi piace riaprirlo. Conosco i miei personaggi e le loro debolezze, e sono dove queste li riporteranno. Penso che la vita sia ciclica, e che impariamo le lezioni per poi dimenticarle. A chi gli rimprovera di raccontare sempre la stessa classe sociale, Muccino risponde che tutto lOccidente ormai si è appiattito sulla classe media. Per questo Lultimo bacio è stato apprezzato in America o in Francia. Il sottoproletariato non esiste più: casomai sono gli immigrati a rappresentare i nuovi Rocco e i suoi fratelli.
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