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Prometheus - La recensione in anteprima

Anche se la visione di Ridley Scott non è più innovativa, il suo cinema di fantascienza rimane un poderoso discorso filosofico

Prometheus - Noomi Rapace

25.07.2012 - Autore: Adriano Ercolani, da New York
La fantascienza è il genere cinematografico che più di ogni altro ha potuto veicolare al proprio interno dissertazioni filosofiche sull'esistenza umana e il suo significato. Con film epocali come “Alien” e “Blade Runner”, Ridley Scott è stato il cineasta che, dopo “2001: Odissea nello spazio” di Stanley Kubrick, ha raccolto la sfida e ha sviluppato proprio attraverso la fantascienza la sua personalissima idea sulla condizione umana. Sotto questo punto di vista, “Prometheus” si aggiunge come nuovo, prezioso tassello al puzzle creato da Scott.

Prometheus recensione anteprima Ridley Scott Theron Fassbender - Michael Fassbender

La più importante qualità di questo suo ultimo, ipnotico lungometraggio è che costringe lo spettatore a riflettere su molte questioni esistenziali. La legittima volontà di scoprire le nostre origini, la ricerca della natura prima dell'essere umano: più che fornire risposte preconfezionate, “Prometheus” getta al contrario il seme del dubbio e forza verso domande ontologiche di sorprendente profondità. Quale deve essere, in particolar modo, il rapporto dell’essere umano con ciò che trascende la sua logica e la sua natura terrena? È fuor di dubbio che “Alien” e “Blade Runner” riuscivano in questo intento attraverso percorsi più sottili e poetici, ma anche quest'ultimo film riesce comunque a scuotere come gli altri due fecero a suo tempo. La sceneggiatura, scritta tra l’altro da una penna interessante quale Damon Lindelof, è di certo attenta ai meccanismi del genere e alle necessità spettacolari del prodotto di consumo, ma comunque riempie la trama di rimandi e sfumature che meritano una notevole attenzione nell’analisi.

Prometheus recensione anteprima Ridley Scott Theron Fassbender - Una scena

Oltre il discorso concettuale c'è però anche quello puramente estetico. Se Ridley Scott con i capolavori sopra citati ha contribuito in maniera decisiva alla creazione dell'universo fantascientifico/distopico come noi oggi lo conosciamo, bisogna ammettere che “Prometheus” non possiede questa spinta innovativa, ma piuttosto si allinea a quanto i nuovi classici di fantascienza hanno settato a livello di immaginario. Anche se visivamente portentoso, il film non regala mai o quasi allo spettatore quel senso di fascinazione che le opere-spartiacque sanno regalare. Forse perché lo stesso Scott, nel corso degli anni, ha sviluppato una poetica dell'immagine che ha perso la sua decadente eleganza per diventare più patinata.

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Seppur per motivi differenti da quelli che avevamo ipotizzato, Prometheus” si è rivelato un lungometraggio sorprendente: ci aspettavamo cinema di immagini grandiose e magari di storia solamente funzionale, e invece ci siamo ritrovati irretiti dalla potenza evocativa della trama e delle sue implicazioni esistenziali. La confezione è di qualità sopraffina, come sempre nei film di Ridley Scott, ma stavolta non è la ragione prima del suo lavoro né tanto meno il motivo per cui il prodotto rimane nel cuore di chi guarda. L'emozione primaria deriva dal dubbio e dai quesiti che “Prometheus” sa porre, e questo è ciò che il grande cinema sa fare meglio. Se non vi convincerà del tutto la prima volta il consiglio è di tornare al cinema a rivederlo: è un film denso, profondo, che contiene più strati e più significati di quanti non ne mostra in superficie. Noi lo abbiamo amato, ma torneremo lo stesso per coglierlo più in profondità.

In uscita il 14 settembre, “Prometheus” è distribuito in Italia da 20th Century Fox. Qui ne potete vedere il trailer.