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Prigioniero di se stesso

Miglior regista al Festival di Cannes e candidato ai prossimi Oscar per la stessa categoria, Julian Schnabel dirige il riuscito "Lo scafandro e la farfalla" nelle sale da venerdì

Lo scafandro e la farfalla

12.02.2008 - Autore: Eva Gaudenzi
Era un uomo di successo Jean Dominique Bauby: redattore capo del settimanale Elle, separato con tre figli e innamorato di un’affascinante giovane donna. La sua vita cambiò improvvisamente quando nel 1995 rimase vittima di una grave forma di ictus chiamata Locked in Syndrom. Uscito da un coma durato 20 giorni, Jean Dominique si risveglia dentro un corpo completamente paralizzato. Incapace di parlare. Incapace di respirare in modo autonomo. Unico mezzo per comunicare con il resto del mondo, la sua palpebra sinistra. Così, attraverso un linguaggio speciale fatto di lettere d’alfabeto e battiti di ciglia, Jean Dominique Bauby ‘scrive’ Lo scafandro e la farfalla, un toccante diario sulla sua condizione di viaggiatore immobile. Ispirandosi a questo libro – uscito in Francia nel 1997 – il regista e pittore newyorkese Julian Schnabel ne trae una fortunata trasposizione cinematografica. Miglior regista al Festival di Cannes e candidato ai prossimi Oscar per la stessa categoria, Schnabel ricostruisce senza retorica i sussulti di una coscienza sempre vigile. Agile e leggera come una farfalla, la coscienza di Jean Dominique (Mathieu Amalric) è intrappolata nello scafandro di un corpo che non risponde più.  Il filo conduttore dell’intera narrazione è la voce fuori campo di Bauby che, unitamente all’espediente della ripresa in soggettiva, coinvolge lo spettatore nell’universo interiore del protagonista. Un mezzo efficace che Schnabel utilizza per portarci invece fuori dallo scafandro emozionale, è la tecnica del flashback. Ed ecco che tornano alla mente i ricordi più intensi, le atmosfere più irripetibili, i momenti più preziosi di tutta una vita.

Vista la delicatezza del tema trattato, la memoria va subito ad un altro grande film, incentrato sulla storia vera di Ramón Sampedro, tetraplegico spagnolo che combatté per 30 anni una dura campagna a favore dell'eutanasia, per il proprio diritto a morire. Era il 2004 ed il film s’intitolava Mare dentro di Alejandro Menàbar, interpretato da un eccellente Javier Bardem.    Lontano da prese di posizione etiche o morali, Lo scafandro e la farfalla è semplicemente la cronaca di una travagliata vita interiore. Un film di grande impatto emotivo e ben disegnato nel suo complessivo  impianto estetico. Sui nostri schermi a partire da venerdì.