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Per fortuna c'è Hayao Miyazaki

Esce finalmente nelle nostre sale Porco Rosso, ennesimo capolavoro del maestro nipponico dell'animazione, datato 1992

Porco rosso

11.11.2010 - Autore: Federica Aliano
Tutti si domandano come mai tanto ritardo per la distribuzione in sala di Porco Rosso di Hayao Miyazaki, il film sull’aviatore italiano Marco Pagot (il nome omaggia i fumettisti italiani creatori di Calimero) che, durante la Prima Guerra Mondiale, resta sfigurato e assume le sembianze di un maiale. Premesso che invece di polemizzare potremmo goderci la coraggiosa uscita di Lucky Red, va detto che negli anni Novanta, prima che la Pixar portasse la rivoluzione nella percezione del cartoon, i film d’animazione venivano considerati solo prodotti per i bambini, tanto che anche Principessa Mononoke venne proiettato di pomeriggio, per un pubblico infantile che non poteva essere più fuori target di così. Finalmente quindi si può godere di questo magnifico lungometraggio animato, il più personale e autobiografico del genio Hayao, il più politico e impegnato, senza il solito, lirico filtro della bontà e della parabola ecologica.

Modellini studiati nei minimi particolari, evoluzioni aeree che raccontano battaglie, mentre Porco Rosso (il soprannome dato a Marco dopo l’incidente, anche per via del colore del suo aliante) combatte i pirati dell’aria incassandone le taglie e il regime fascista che non gli va a genio. La trasformazione in maiale, ripresa poi da Miyazaki ne La città incantata, indica simbolicamente in Giappone l’uomo dedito al vizio, eppure il nostro, da filosofo edonista qual è, non si scompone e ribatte “Meglio porco che fascista”.

Grazie all’esuberanza di una giovane donna (elemento comune e sempre diromprente nel cinema di Miyazaki), Porco ritroverà la fiducia nel genere umano, dal quale si è auto esiliato, e la volontà di riconquistare un perduto amore.

Assolutamente da non perdere.

 

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