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PAMPULU, PIMPULU, PALIMPAMPÙ
Da semplici maghette a eroine dei giorni nostri. Le maghe di ultima generazione si fanno superaccessoriate e guerriere invincibili. Un viaggio tra gli alti e i bassi della fortuna delle maghe animate.

19.05.2009 - Autore: Francesca Fornario
Quello delle maghette, come quello dei robot, è ormai diventato un genere allinterno dellanimazione. Le maghe stanno ai cartoon come il western sta al cinema, e come il western, anche il glorioso filone delle maghette ha attraversato diversi periodi di alti e bassi. La maghetta dei primi tempi, come le varie \"Sally\", \"Lallabel\" o \"Lulù\", ha poteri limitati, scandisce brevi formule magiche e ha in dotazione strumenti elementari come una spilla, uno specchio, o una bacchetta magica. La maghetta crepuscolare, come Sailor Moon, è iperaccessoriata, ha un esercito di fedelissime e combatte il male cosmico, non il compagno di classe pestifero, ingaggiando spericolate e angosciose battaglie. La maga del crepuscolo insomma fa la maga a tempo pieno, si libera in fretta della divisa da scolaretta per vestire i panni della guerriera e ha una missione che consiste nello sconfiggere il male una volta per tutte e ristabilire la pace sullintero pianeta. Le maghe delle origini impallidiscono al confronto e fanno la figura delle prestigiatrici, ma chi si avvicina ai trentanni oggi ricorda scene come quella alla quale ha assistito chi scrive: anno 1982, classe seconda elementare, la maestra appena uscita dallaula e la classe che osserva in religioso silenzio la bambina che per Natale ha ricevuto in dono la bambola con le sembianze di Lulù langelo dei fiori, completa di spilla a forma di margherita che, puntata contro un fiore, permette alla maghetta di trasformarsi in un personaggio a suo piacimento. Non sarà come scacciare dalla terra le forze del maligno ma insomma, sono soddisfazioni. Qualche anno prima era stata la volta di Bia, per esteso Bia la sfida della magia, 72 episodi realizzati da un nutrito staff di disegnatori giapponesi tra i quali Makiho Marita, Satori Inuoe, Takeo Wantabe. La maga Bia viveva con mamma e papà e doveva prendere il brevetto da strega, gareggiando con altre aspiranti al titolo. Nessun nemico cosmico, solo rivali e amici dispettosi che tentavano di smascherare la sua vera identità. Perché le maghe delle origini, seguendo la tradizione dei colleghi maschi e supereroi, da Superman in poi, tenevano gelosamente nascosta la propria identità. Quanto alle magie praticate, Bia ricordava più Maga Magò che i manga: si trasformava in gatto o in elefante per dar prova della sua bravura ma non erano in gioco i destini del mondo. Similmente si comportava la maga Sally, protagonista di 92 episodi tratti dal manga omonimo di Mitsuteru Yokoyama, venuta sulla terra per studiare il comportamento degli esseri umani con il fratellino Cabù, e la Piccola Stilly, protagonista dei 94 episodi di Lo specchio magico, che maga lo diventa addirittura per caso, il giorno in cui uno spirito le dona uno specchio fatato capace di trasformare chi lo possiede in un altro essere vivente.