Come nel Tito Andronico di Shakespeare nell’universo di Old Boy la gente tende a perdere facilmente la pazienza. E allora si strappano denti, mani, lingue. La risposta asiatica alla tragedia della vendetta di stampo elisabettiano è piena di passione, violenza sanguinosa e sprazzi di commedia nera, con tocchi umoristici davvero spiazzanti. La vendetta di una vendetta schiude la trama a scatole coreane tratta dall’omonimo manga giapponese. Un viaggio senza fine nel cuore nero del vendicatore e nella sua visione catartica.
Dopo Joint Security Area Park torna sul tema della separazione dal mondo, facendo pensare che la divisione delle due Coree sia ancora un elemento ben vivo nell’incoscio collettivo del popolo coreano.
Un uomo mette in scena il teatrino dell’ubriaco in una stazione di polizia. Appena rilasciato viene rapito e recluso in una prigione privata. La tragedia di un uomo rinchiuso, all’oscuro del crimine commesso magari già l’avete sentita nel Processo di Kafka. Vive in una stanza solo con una televisione e un’immagine simile a quella di Gesù che pare invecchiare con lui. La Tv è orologio, calendario, chiesa e amante. Ci passerà 15 anni, ma “dopo 11 anni” - dirà una volta uscito – “iniziavo a sentirmi a casa”. Dopo 13 riesce a togliere il primo mattone e mette una mano fuori, all’aria aperta. E’ il 63° piano: precipitare e morire: l’unica via per la libertà. Ci pensa per un paio di anni, poi all’improvviso viene liberato, vestito con abiti eleganti e fornito di soldi e cellulare. Esce di prigione ma trova una prigione più grande: vuole sapere perché l’hanno imprigionato e chi è stato. Non tarda a farsi sentire e inizia una grande caccia al tesoro. In un ristorante s’innamora di Mi-do, ma non si fida del tutto temendola coinvolta come complice. Allora prende il martello e se ne va. Trova il tipo che lo teneva recluso in una specie di “affitta-prigioni” privato. Con il martello gli stacca 15 denti, uno per ogni anno di prigionia, dimenticandosi tra l’altro di fargli l’anestesia. Poi ha a che fare con un dozzina di bruti che provano a metterlo in mezzo. Senza effetti speciali e calci volanti, qui nessuno sfida la forza di gravità. Bastonate e cazzotti di santa ragione. Ma nessuno ha ragione in Old Boy. Li fa fuori tutti, “Neanche oggi vado d’accordo con gli altri”, commenterà dopo.
Con la sua sete di conoscenza e di vendetta risalirà fino agli anni della scuola per scoprire il motivo del suo rapimento. Insegue la sua immagine di dieci anni prima nello stesso edificio per capire cosa era successo. Troverà tutto dentro: Edipo, il mito e gli archetipi; la vendetta e l’incesto. Con le forbici si taglierà la lingua, la mala-lingua, la causa del suo male.
La storia è violenta ma rabbiosamente lirica e messa in scena con un ingegno visivo pieno di tocchi magici e invenzioni scioccanti. Il lavoro della camera è superbo, che siano primi piani o campi lunghi. Quasi ogni inquadratura è composta splendidamente. Specie il lungo piano sequenza contro una moltitudine di avversari, una carrellata perfetta: armato solo di un martello e con un pugnale conficcato nella schiena a dare il tocco di black humour.
Park usa un’ampia varietà di tecniche cinematografiche e espedienti stilistici. Ma questi non vengono mai avvertiti come forma esterna, prendendo sempre parte al sentimento umano del film.
Senza essere né manierato, né feticista con il repertorio cinefilo, Park scarta il Tarantino di Kill Bill: non mette in scena il deja vu, ma lo mastica e lo ingoia prima di mettersi dietro la macchina da presa. Strepitosa la performance di Choi Min-sik, il protagonista che cammina sul crinale della follia. I suoi occhi profondi, immutati e degni di fiducia. I lineamenti spigolosi di rughe, affossate da una colonna sonora perfetta: musica techno e valzer punteggiano l’azione. Le quattro stagioni di Vivaldi non sono mai suonate così terrificanti.
Resta lo spazio per i difettucci: la sovrabbondanza di finali (se ne avvertono almeno 2 o 3) e il dubbio che l’ipnosi sembri solo un trucco di sceneggiatura per far quagliare il tutto. Ma in fondo pure lo spettatore finisce per restare ipnotizzato dal film.
A prima vista pare un capolavoro del cinema moderno. I posteri ne sapranno senz’altro di più. Quindi non c’è proprio niente di sbagliato in “Old Boy”? Ah sì, che Hollywood ne farà un remake!


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Old boy
La risposta asiatica alla tragedia della vendetta di stampo elisabettiano è piena di passione, violenza sanguinosa e sprazzi di commedia nera, con tocchi umoristici davvero spiazzanti.

12.04.2007 - Autore: Claudio Moretti