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Nolan, l'indagatore dell'anima

Dopo "Memento" e Insomnia" Chirstopher Nolan grazie a "Batman Begins" è riuscito a spostare con coerenza la sua idea di cinema dal giallo al fantasy

Cristopher Nolan

12.04.2007 - Autore: Adriano Ercolani
A soli trentaquattro anni e già quattro film alle spalle, il londinese Chirstopher Nolan può essere considerato uno degli autori internazionali di maggior interesse; e come i più importanti cineasti che hanno dovuto confrontarsi con il grande pubblico e soprattutto con le leggi dell’industria hollywoodiana, anch’esso ha saputo ritagliarsi lo spazio necessario per poter esprimere con coerenza e lucidità il proprio discorso prima estetico e successivamente poetico. Adoperando un genere codificato come il giallo, Nolan ha infatti saputo costruire nei suoi film un’atmosfera perfettamente riconoscibile, in cui aleggia perentorio un pessimismo di fondo reso in maniera sempre efficace dalla sua concezione della messa in scena: sia nel low-budget “Following” (id., 1998), nell’indipendente “Memento” (id., 2000) che nel primo film “mainstream” dell’autore, “Insomnia” (id., 2002), il forte realismo dell’ambientazione viene trasceso grazie ad un impianto estetico di fortissimo impatto visivo.

La collaborazione con il direttore della fotografia Wally Pfister, iniziata con il suo primo film americano, ha via via portato ad un uso “espressivo” di alcune dominanti cromatiche, che hanno così fornito le pellicole di una precisa cifra stilistica: pensiamo all’atmosfera grigia di “Memento”, oppure al bianco opprimente di “Insomnia”, forse il suo film migliore.  Altra caratteristica delle opere di Nolan, che è anche sceneggiatore dei propri film, è quella di proporre al pubblico dei protagonisti in continua lotta per l’affermazione della propria identità: la profonda crisi di spaesamento interiore che attraversano sia Guy Pearce in “Memento” o Al Pacino in “Insomnia” stanno a testimoniare la ricerca specifica che il cineasta sta portando avanti anche muovendosi all’interno di meccanismi produttivi destinati al grande pubblico.

Sotto questo punto di vista, anche il gigantesco sforzo produttivo di “Batman Begins” (Id., 2005) – si parla di 150 milioni di dollari – non dovrebbe rappresentare una difficoltà per la capacità di espressione di Nolan; del resto, i fattori necessari per continuare il suo discorso ci sono tutte: una personalità ambigua e tenebrosa come quella del più cupo eroe mascherato, inserita in un’ambientazione altrettanto tetra ed opprimente. Anche il suo prossimo progetto, il fantascientifico “The Exec” (id., 2006) scritto come “Memento” insieme al fratello Jonathan, potrebbe dimostrare insieme a “Batman Begins” come Nolan sia riuscito a “spostare” con coerenza la sua idea di cinema dal giallo al fantasy. Non sembra proprio che Nolan sia capitato per caso alla regia di questo nuovo episodio dell’uomo-pipistrello…