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Nero bifamiliare

Un'opera gentile e molto ben equilibrata, incentrata su un protagonista sfaccettato e toccante. Convince l'esordio dietro la macchina da presa del musicista Federico Zampaglione

Nero Bifamiliare

12.04.2007 - Autore: Adriano Ercolani
     

L’intelligenza di Zampaglione sta nel tenere sempre presente cosa sta veramente raccontando, e quindi di non esagerare mai nell’eccesso di “forma”: il film si mantiene costantemente in equilibrio sui binari di una messa in scena abbastanza caratterizzata ma mai sconfinante nel macabro o nell’orrido: anche nel pre-finale, quando sembra che il gusto splatter possa far sterzare inopinatamente i toni anche estetici del lungometraggio, si tratta invece di un passaggio temporaneo quanto necessario. Molto calibrato anche il ritmo della narrazione, fluido e capace di resistere alla tentazione di inutili e vorticose accelerazioni. Ottima anche la scelta dei due protagonisti: la Gerini torna finalmente a regalarci una bella interpretazione dopo “Non ti muovere” (id., 2004); la vera sorpresa è però un Luca Lionello perfetto per il proprio ruolo: un attore che sembra aver fatto della recitazione stralunata e sottilmente stilizzata la sua matrice prima, adopera tutte le sue potenzialità per costruire un personaggio apparentemente bloccato, che lascia trasparire tutta la sua confusione interiore proprio attraverso l’assenza (apparente) di emozione. Probabilmente si tratta di una felice commistione tra figura da interpretare e caratterista adatto per essa: rimane comunque il fatto che Lionello in “Nero Bifamiliare” lascia il segno. 

      Se si riesce a penetrare la superficie grottesca della messa in scena, ci si accorge che “Nero bifamiliare” è un’operina gentile e molto ben equilibrata, incentrata su un protagonista sfaccettato e toccante, capace di raccontare tutto un mondo interiore proprio attraverso la propria impossibilità a farlo uscire.
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