Se n'è andato un altro gigante della cultura italiana. Umberto Eco, 84 anni, si è spento ieri sera nella sua abitazione, ha fatto sapere la famiglia. Nato ad Alessandria nel 1932, Eco è stato un filosofo, semiologo e romanziere, specializzato in studi su filosofia e cultura medievale e sui mass media e la cultura di massa.
Figlio di un negoziante di ferramenta, in gioventù fu impegnato nel GIAC, il ramo giovanile dell'Azione Cattolica, ma nel corso dei suoi studi universitari su Tommaso d'Aquino smise di credere in Dio e lasciò definitivamente la Chiesa. “Si può dire che lui [Tommaso d'Aquino] mi abbia miracolosamente curato dalla fede”, dichiarò in seguito.
I romanzi scritti da Eco sono sette, Il nome della rosa, Il pendono di Foucault, L'isola del giorno prima, Baudolino, La misteriosa fiamma della regina Loana, Il cimitero di Praga e il recente Numero zero, pubblicato nel 2015. Di tutti questi, solamente Il nome della rosa ha ricevuto un adattamento cinematografico nel 1986, con il film diretto da Jean-Jacques Annaud e interpretato da Sean Connery. Il romanzo è a tutt'oggi il suo più grande successo commerciale, con 14 milioni di copie vendute e traduzioni in oltre cento lingue. Un fenomeno da cui, in seguito, Eco ha preso in parte le distanze, dichiarando: “Io odio Il nome della rosa, spero che anche voi lo odiate. Ho scritto sei romanzi e gli ultimi cinque sono ovviamente migliori”.
Per quanto il suo rapporto con il cinema sia stato tangenziale, Eco ebbe una grande influenza sulla RAI negli anni '50, quando, insieme a colleghi come Furio Colombo e Gianni Vattimo, fu incaricato di svecchiare la rete. Il suo grande amore per la cultura popolare, davvero “impopolare” all'epoca, si estendeva anche al fumetto: Eco è stato un grande fan di Dylan Dog e ha anticipato i tempi con il saggio “Lettura di Steve Canyon, Il mito di Superman e Il mondo di Charlie Brown”, pubblicato nella raccolta Apocalittici e integrati.
