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Millimetraggi made in Italy
Millimetraggi made in Italy

05.01.2001 - Autore: Fabrizio Marchetti
La produzione italiana di millimetraggi può essere ben rappresentata da due opere, vincitrici della prima edizione del Cinecittà Internet Film Festival: il mini corto 58 secondi per girare di Marcello Gori e Lo scemo del villaggio di Giovanni Cellini.
Pensato originariamente come lavoro da destinare al concorso lombardo Un minuto, un milione, lopera di Gori narra le vicende di un giovane filmaker alle prese con le diverse fasi di realizzazione e produzione di una pellicola. Meno di un minuto, insomma, per raccontare in unottica meta cinematografica come si fa effettivamente un corto. Come ha voluto segnalarci lo stesso regista, 58 secondi è stato girato amatorialmente nellarco di una sera, realizzato in compagnia di alcuni amici e montato in poco meno di unora. Gli unici mezzi che avevo a disposizione erano una semplice videocamera HI 8 ed unanacronistica scheda FPS 60 che mi permetteva di riversare i dati in digitale. Il risultato finale è stato quello di un millimetraggio sintetico, contrassegnato da un montaggio veloce e da un taglio da videoclip.
Decisamente più grottesca ed umoristica è invece la rappresentazione di Cellini, che ben fotografa lingresso del classico scemo del villaggio nella società multimediale. Il protagonista è un personaggio stravagante, buffo, poco intelligente: rappresenta in toni bizzarri una via di mezzo tra il Chaplin di Tempi Moderni ed il beato beota machiavelliano. Dinanzi allinnovazione di Internet, luomo non si fa trovare impreparato e finisce con ladattarsi al nuovo sistema comunicativo. Ma non perde la sua idiozia, divenendo così lo scemo del villaggio globale. Carico di citazioni (al cinema muto degli anni Trenta, al pensiero di Mcluhan, etc.), il millimetraggio si presenta come una metafora dei nostri giorni: dietro i terminali contenenti miliardi di informazioni, ci sono pur sempre gli uomini con tutti i loro difetti.
Può capitare, infine, che la vena ironica distintiva dei lavori di Gori e Cellini si traduca in un divertente e più pungente sarcasmo. E quanto accade nel pluripremiato Aforismi e nel sorprendente Complesso di Inferiorità. Realizzata da Marco Cei e prodotta dalla NUCT (Nuova Università del Cinema e della TV), la prima opera succitata racconta in 1 minuto la storia di un suicida deciso a gettarsi da Ponte Milvio. Luomo desidera che la sua morte avvenga in modo fortemente plateale e per questo recita un brano tratto dal Mestiere di vivere di Cesare Pavese. Lindifferenza e la freddezza dei passanti vanificheranno anche questo suo gesto estremo.
Piuttosto diverso è il leit-motiv di Complesso di Inferiorità: qui gli ingredienti basilari della narrazione sono la psicoanalisi, una filosofia dispirazione pirandelliana ed uninattesa comicità. Ideato da Francesco Panatta e diretto da Cosimo Alemà, il lavoro ripercorre la seduta terapeutica di uno strano paziente che sostiene di sentirsi manipolato da tutto e da tutti. Lindividuo ha la certezza che il suo ruolo esistenziale sia simile a quello giocato da una semplice pedina di una partita a scacchi. Veramente gradevole il colpo di scena finale.