
Nato nel 1938 nei sobborghi di Parigi e segnato in giovane età dal traumatico divorzio dei genitori, Giraud divenne un autore di successo grazie alle storie western della serie “Blueberry”, e adottò il suo famoso pseudonimo quando passò al genere fantasy e fantascientifico. La transizione avvenne a metà anni Settanta, quando, con i colleghi Jean-Pierre Dionnet, Philippe Druillet e Bernard Farkas, fondò la rivista antologica “Métal Hurlant”, nota in America come “Heavy Metal”. Dalle storie del magazine fu tratto il film omonimo, “Heavy Metal”, ma non si tratta del solo contributo di Moebius al cinema, anzi.

Pellicole come “Alien”, “Tron”, “Willow”, “The Abyss” e “Il quinto elemento” portano la sua firma nel reparto dell'arte concettuale. Il suo stile ha avuto un'influenza fondamentale nel cinema di fantascienza anche al di là dei film su cui ha effettivamente lavorato: riguardando “Star Wars – Episodio I” è impossibile non vederci le bizzarre creature e i mondi immaginati ne “Il garage ermetico”. Famosa anche la sua collaborazione con Alejandro Jodorowsky, col quale realizzò il fumetto “L'Incal” e collaborò per una versione cinematografica di “Dune” che non vide mai la luce. Ammirato da Federico Fellini e Stan Lee (il papà dei fumetti Marvel, con cui collaborò per un leggendario graphic novel di “Silver Surfer”), Moebius lascia un grande vuoto non solo nel fumetto, ma nell'Arte in generale. Per fortuna i suoi lavori lo manterranno in vita in eterno.