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Marcorè: Patò, un tipico italiano

Presentato a Roma "La scomparsa di Patò" di Rocco Mortelliti, tratto dal romanzo di Andrea Camilleri e interpretato da Neri Marcorè, Nino Frassica e Maurizio Casagrande

La scomparsa di Patò - Neri Marcorè

20.02.2012 - Autore: Nexta
Il dialetto siciliano e il burocratese delle forze dell'ordine e dei politici sono centrali nel film 'La scomparsa di Patò' di Rocco Mortelliti presentato oggi a Roma al ristorante il Vero Alfredo in piazza Augusto Imperatore. "Il racconto - ha detto Andrea Camilleri - è nato da tre righe tratte da 'A ciascuno il suo' di Leonardo Sciascia ed è strutturato in forma di dossier". "Sin dal 2000 (anno di pubblicazione del libro edito da Mondadori, ndr) è stato - aggiunge lo scrittore siciliano - per il regista un amore a prima vista". Mortelliti ha già scritto tre libretti tratti dai racconti del commissario 'Cecè Collura' di Andrea Camilleri e musicati da Marco Betta ('Il fantasma nella cabina', 'Che fine ha fatto la piccola Irene' e 'Il mistero del finto cantante') ed è stato suo allievo 32 anni fa all'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica Silvio D'Amico. Dal film è inoltre nato un concorso letterario per le scuole superiori della provincia di Frosinone, di cui è originario il regista, sul tema della legalità e sarà lo stesso Camilleri a presiederne la giuria.

Neri Marcorè, che domani debutta al Teatro Olimpico di Roma con 'Eretici e corsari' da Giorgio Gaber, Sandro Luporini e Pier Paolo Pasolini, al fianco di Claudio Gioè, si è divertito molto ad interpretare il ruolo di Patò, un "farabutto". "E' l'emblema - sorride - dell'italiano contemporaneo, non a caso in Italia si fa sempre fatica a trovare il responsabile". Per l'attore, che ha accettato di interpretare il suo personaggio "immediatamente", "l'unica differenza tra i Patò di ieri e quelli di oggi è che non c'erano Internet e 'Chi l'ha visto?'". Invece secondo Camilleri, che si dice in attesa dell'imminente serie dedicata al giovane Montalbano ("sono - ammette - davvero incuriosito da come reagirà il pubblico") "la differenza è che i Patò di oggi non scompaiono", mentre di questo personaggio gli piace in particolare che riesca a spuntarla anche "in barba alla mafia, e - sottolinea - non è da poco". Sull'ironia che strizza l'occhio a Hitchcock attribuita dai cronisti al film infine taglia corto, "uno scrittore è figlio di tanti padri".

La coppia di carabiniere e poliziotto formata da Nino Frassica e Maurizio Casagrande ha trovato un'ottima intesa sul set, "anche perché - spiega Frassica, popolare interprete della benemerita anche in 'Don Matteo' - veniamo dalla stessa scuola dialettale". "Ho recitato - ha aggiunto - in siciliano e, se avevo qualche dubbio sulla sceneggiatura, avevo l'autore vivente a cui chiedere". Mentre per il regista-sceneggiatore fusinate, classe 1959, è da evidenziare la figura del "poliziotto che viene dal nord" proveniente da Napoli, che costituisce anche un cambiamento rispetto al romanzo dove entrambi sono siciliani. "Una volta tanto - interviene Casagrande - fare quello che viene dal nord dà soddisfazione". Da segnalare l'apprezzamento di Camilleri verso la libertà attoriale degli interpreti, tra cui emerge il cameo di Guia Jelo (già coprotagonista nell'episodio di Montalbano 'Il ladro di merendine') che ha dedicato il suo monologo in dialetto antico al padre scomparso, che nel film veste i panni del prete.

(LaPresse)
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