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Marco Mueller ricorda Satoshi Kon

Il messaggio del Direttore della Mostra di Venezia alla notizia della scomparsa del regista Satoshi Kon

Satoshi Kon - Paprika

27.08.2010 - Autore: Nexta
Appresa la morte del regista giapponese, il Direttore della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, Marco Mueller, ha subito inviato a Masao Maruyama e alla squadra di Madhouse, i più fedeli complici delle invenzioni del grande animatore, un messaggio nel quale ricorda con emozione l'amico Satoshi Kon, che aveva partecipato nel 2006 in concorso alla 63. Mostra con il film d’animazione "Paprika".

"Kon-sensei ci ha lasciato. È stato uno degli inventori delle nuove immagini e delle nuove narrazioni - sempre imitato, mai superato. Il cinema, tutto il cinema (non solo il cinema giapponese o il cinema di animazione), è improvvisamente più povero. Continueremo a guardare a lui, ai suoi film, per pensare il futuro della cultura visiva e digitale”. Così recita il messaggio del Direttore della Mostra.

Nella prefazione all'unico libro uscito in Italia su Satoshi Kon - "Satoshi Kon. Il cinema attraverso lo specchio" di Enrico Azzano, Andrea Fontana e Davide Tarò - Marco Mueller scriveva nel 2009 a proposito del cinema del regista giapponese: "È una necessità, quella di rimettere al centro del discorso del cinema d’animazione contemporaneo un artista come Kon Satoshi, votato ai più temerarari esperimenti, probabilmente (assieme a Oshii Mamoru) il più bizzarro ed eccentrico dei protagonisti del cinema anime nell’epoca di Miyazaki Hayao. (...) Il felice incontro tra la sproporzione ironica e l’infedeltà ai luoghi comuni, tra il virtuosismo più generoso e l’illusionismo dei più scaltriti viene esaltata dal particolarissimo tipo di sensibilità artistica visionaria, che conferma il suo cinema come uno delle pagine più stimolanti dell’industria culturale manga  e anime. (…) Kon Satoshi è un regista che lavora sugli interstizi del reale, per recuperarne il dionisiaco e l’assurdo, lavora sullo scarto, il dérapage tra universale e reale, per catturare ogni tipo di ambiguità, rendere tutta la gamma dei chiaroscuri. L’allucinazione, per funzionare, darsi a vedere, ha bisogno di interrompersi, essere una parentesi, produrre uno scarto (o prodursi in esso). (...) A scanso di equivoci, bisognerebbe domandarsi se tutto questo è, come si diceva una volta, poesia o non-poesia. E rispondere che sì, poesia visionaria il cinema di Kon Satoshi lo è, senza dubbio". 
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