NOTIZIE

Madagascar 2

Con già 170 milioni di dollari incassati soltanto in patria questo secondo capitolo promette di seguire i fasti commerciali dell'originale.

Madagascar 2 - Via dall'Isola

17.12.2008 - Autore: Adriano Ercolani
Avevamo lasciato i quattro amici scappati dallo Zoo di New York ed approdati in Madagascar contro la loro volontà. Adesso li ritroviamo pronti ad abbandonare l’isola a bordo di un improbabile rottame di aeroplano guidato dalla efficiente squadra di pinguini. Ma è impossibile volare senza carburante, quindi la nostra allegra combriccola di animali precipita nella zona più selvaggia dell’Africa, dove il leone Alex ritrova addirittura i suoi genitori, e la giraffa Melman si scopre innamorata della sua amica Gloria, l’ippopotamo, e la zebra Marty score di non essere un animale poi così unico quando si trova in mezzo ai suoi simili…

Il secondo capitolo del “wild bunch” di animali addomesticati alle prese con la natura selvaggia torna a tre anni dall’episodio originale, uno dei film più divertenti e ritmati proposti al pubblico dalla DreamWorks. Con già 170 milioni di dollari incassati soltanto in patria questo secondo capitolo promette di seguire i fasti commerciali dell’originale, ma altrettanto non si può dire della resa artistica; se infatti “Madagascar” (id., 2005) era un concentrato di battute a raffica e di ritmo narrativo indiavolato, questa seconda puntata si rivela fin dalle primissime scene del tutto priva di mordente, e si trascina tra avventure non originali e pochissimi momenti di divertimento per la sua ora e mezza scarsa, che adire il vero sembra molto più lunga.

Il nuovo settino, l’Africa Nera, non appare più originale rispetto al Madagascar, anzi si rivela decisamente poco funzionale a sviluppare un intreccio avvincente. Nella sceneggiatura questa volta poi non manca solo l’originalità, ma anche dei veri e propri conflitti interni ai personaggi che possano scatenare l’azione. Anche i doppiatori di lusso come Ben Stiller, David Schwimmer, Jada Pinkett Smith e Chris Rock non apportato il brio necessario a rinvigorire i oro rispettivi personaggi.

Per la DreamWorks, che rispetto alla Pixar sta puntando molto di più alla funzionalità delle storie e delle sceneggiature, lo script alla camomilla di questo secondo episodio rappresenta un notevole e preoccupante passo indietro, anche rispetto ad un film non indimenticabile come “Kung Fu Panda” (id., 2008). Non è forse il caso di correre ai ripari ed elaborare delle strategie estetiche e dramamturgiche più solide?