La premessa è di quelle da produrre al volo: Frank Tagliano, mafioso italoamericano di New York, dopo essere diventato informatore dell'FBI, merita di entrare in un programma di protezione. Alle Bahamas? Nossignore! A Lillehammer. E' infatti di quella landa nella neve che il boss si è innamorato dopo averla vista alla tv durante le Olimpiadi Invernali del 1994. E lì, ridacchiando, lo spediscono i federali con denaro sufficiente ad avviare un'attività e un'identità nuova di zecca, quella di Giovanni "Johnny" Henriksen che lui non riesce nemmeno a pronunciare ma pazienza.

Con i Moon-boot ai piedi, strati di pelli addosso, una ridicola auto elettrica (all'FBI sono dei burloni) e le cuffie nelle orecchie per imparare la lingua, resisterà dieci minuti, penserete. E invece il piccoletto, senza battere ciglio, affronta la cultura burocratica ma comunitaria del nord e a modo suo riesce ad integrarsi in pochi minuti. A modo suo appunto. Perchè se la corruzione non è ben vista, c'è sempre il ricatto. L'omertà in cambio di un favore, invece, per fortuna è universale.

Il segreto è che Johnny è simpatico, ha cuore e sangue italiani, e la sua opera di avvicinamento agli usi locali è un'intenzione sincera tanto quanto è tenace la sua abitudine a considerare la legge un accessorio.
Impossibile resistere ad un simile richiamo comico, soprattutto se nella parte di Johnny c'è Little Steven Van Zandt, uno che di Boss ne sa a palate, visto che ha bazzicato sul set dei Soprano e suona chitarre e mandolini nella E-Street Band di Bruce Springsteen.
Il suo talento naturale e la faccia di bronzo da scritturare tutti i giorni, regalano a questa serie la scintilla che meritava di trovare.
A questo punto: l'appello! In Italia Lilyhammer non è stata acquistata. La supplica accorata è di rimediare al più presto. Possibile che nessuno abbia calcolato che mettersi contro i fan di Bruce finirà per comportare la necessità di accedere con urgenza ad un programma di protezione?