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Lincoln - La recensione

Steven Spielberg racconta l'abolizione della schiavitù in un film epico e introspettivo

Lincoln - Daniel Day-Lewis

23.01.2013 - Autore: Marco Triolo
“Lincoln ha guidato il nostro paese attraverso i momenti più difficili e ha fatto sopravvivere gli ideali della democrazia americana, ponendo termine allo schiavismo. Ma nel mio film volevo mostrare qualcosa in più. Lincoln era uno statista e un leader militare, ma anche un padre, un marito e un uomo fortemente incline all’introspezione. Volevo raccontare una storia su Lincoln evitando d’incappare nel cinismo e nell’esaltazione eroica”. Parole di Steven Spielberg, che torna al cinema dopo il minore War Horse con un progetto ambizioso ed epico sulla storia di come il sedicesimo presidente americano Abraham Lincoln abbia fatto approvare il Tredicesimo Emendamento della Costituzione, abolendo la schiavitù.

La missione di Lincoln è riuscita in parte, perché se, da un lato, è vero che Spielberg riesce a rendere alla perfezione il lato più umano ed intimo di una figura storica così iconica – quella barba e soprattutto quel cilindro che fa la sua comparsa nel film – dall'altro il racconto della sfida politica per convincere quanti più democratici possibili e parte dello stesso Partito Repubblicano a votare a favore dell'emendamento è raccontata in maniera piuttosto standard, con pochi guizzi di regia e sceneggiatura e un'aderenza quasi ostentata alla struttura drammatica classica di Hollywood. Lo stesso vale per la persona pubblica di Lincoln, che ogni volta che si ritrova a fare dei discorsi di portata storica, viene inquadrato frontalmente con in sottofondo il tema di John Williams. Una scelta retorica che purtroppo Spielberg opera sempre più spesso nel suo cinema recente.

Lincoln funziona maggiormente come documento su un passaggio storico dell'America, da paese diviso tra servi e padroni a vera democrazia dove tutti gli uomini hanno gli stessi diritti, indipendentemente dalla razza. Certo, non mancano le semplificazioni e quel sottile revisionismo storico che dipinge i Nordisti come il bene assoluto e i Sudisti come il male, ma la maestria della narrazione spielberghiana, che, sia chiaro, non è mai messa in dubbio, riesce a far digerire anche i punti più dubbiosi. Chapeau all'interpretazione di un sempre eccellente Daniel Day-Lewis, che evoca tutta la dolcezza d'animo di Lincoln, mostrandone però anche il lato più cinicamente politico. Ottimi anche gli interpreti di contorno, Sally Field, Tommy Lee Jones, James Spader, David Strathairn e Joseph Gordon-Levitt. Da confrontare con Django Unchained di Quentin Tarantino, che dipinge un feroce affresco dell'America che Lincoln contribuì a cancellare per sempre.

In uscita il 24 gennaio, Lincoln è distribuito in Italia da 20th Century Fox.
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