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Lina Wertmüller compie 90 anni, ecco cinque film per conoscere e amare il suo cinema

Da Mimì metallurgico ferito nell'onore a Scherzo del destino in agguato come un brigante di strada, la cronaca di un'Italia che non smette mai di cambiare 

14.08.2018 - Autore: Gian Luca Pisacane
Nome di punta nel panorama del cinema italiano. Lina Wertmüller compie novant’anni il 14 agosto 2018 e può vantare addirittura di aver collaborato come assistente ne La dolce vita e in 8 e mezzo di Federico Fellini. Ha ribaltato i canoni della commedia all’italiana, aggiornandone i tratti caratteristici, e puntando sul grottesco e sulla satira. A modo suo ha scattato una fotografia del nostro Paese, dalla guerra al boom economico, dalla crisi alla rinascita. Il suo ultimo film per il grande schermo è stato Peperoni ripieni e pesci in faccia nel 2004. Ecco cinque titoli per imparare a conoscerla e ad amarla.


Mimì metallurgico ferito nell’onore (1972)

L’Italia delle migrazioni dal Sud al Nord, le lotte sindacali e la mafia: il ritratto di una nazione con due facce che, nonostante il progresso economico, non sa liberarsi dei vecchi costumi. I toni sono farseschi, la messa in scena ambiziosa, l’esito inaspettatamente clamoroso. Giancarlo Giannini e Mariangela Melato toccano l’olimpo dei grandi. Nell’immaginario comune resta impresso il nudo di Rosalia, donna opima che viene sedotta da Mimì solo per vendicare il proprio “onore” compromesso. Interessante il ruolo dell’attore Turi Ferro, che presta il volto a otto mafiosi diversi, per significare che la mafia cambia faccia ma non sostanza.


Film d'amore e d'anarchia - Ovvero "Stamattina alle 10 in via dei Fiori nella nota casa di tolleranza..." (1973) 

Il tempo si riavvolge: siamo negli Anni Trenta a Roma, e un contadino lombardo decide di uccidere il Duce in un attentato. Trova rifugio in un bordello di prima categoria, conteso dall’amore di due donne. Ritmo senza tregua, tra prostitute, servizi segreti e anarchici infervorati. Wertmüller mette in scena un carosello di situazioni al limite, puntando sull’eleganza formale (scene e costumi di Enrico Job) e sul carisma degli attori (Giannini - Melato in cartellone). Premio per l’attore al festival di Cannes.


Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto (1974)

Giancarlo Giannini e Mariangela Melato di nuovo sugli scudi. Imprevisto naufragio in un’isola deserta, dove i soccorsi tardano ad arrivare. La ricca “padrona” milanese con la puzza sotto il naso è costretta a cedere al marinaio siculo, che usa i suoi metodi spicci e “cafoni” per ribaltare i ruoli sociali.  Lo scontro di classe è servito in toni di commedia “a due” esasperata, su misura per gli interpreti.  L’epiteto “bottana industriale” viene ricordato ancora oggi.  Trionfo in USA di critica e di pubblico. E remake fallimentare con Madonna.

Pasqualino Settebellezze (1975) 

Forse il film più famoso di Lina Wertmüller, che le ha permesso di essere la prima regista italiana (e non solo) a ricevere quattro nomination all’Oscar. Ancora una volta Giannini nei panni del protagonista, un guappo napoletano in un’Italia sospesa tra fascismo, Guerra Mondiale e campi di sterminio nazisti. Corruzione e cinismo la fanno da padroni, in un racconto ambizioso che alterna farsa e tragedia, dove alla fine trionfa l’italica “arte di arrangiarsi”. L’origine del soprannome “Settebellezze” deriva dalle sette sorelle (grasse e brutte) di Pasqualino, che è l’unico maschio in famiglia.



Scherzo del destino in agguato dietro l’angolo come un brigante da strada (1983)

Ugo Tognazzi e una corona di grandi caratteristi per una satira dove non si risparmia nessuno. Dialoghi pungenti, momenti esagitati, in quello che è ormai diventato lo “stile Wertmuller”, per richiamare lo spettro dell’apocalisse che incombe sulla politica italiana. Il Ministro degli Interni resta bloccato all’interno della sua auto blindata e finisce nella villa di un deputato dalla dubbia reputazione. Ce n’è per tutti: dal portaborse al terrorista, senza dimenticare il capitano della Digos che si chiama Rin Tin Tin. Age collabora alla sceneggiatura per dar vita a un finale pirotecnico. Troppo sofisticato per convincere il pubblico come nel decennio precedente.