Al termine di un anno di cinema dagli esiti evidentemente contraddittori – ricco di spunti ed ottime pellicole nella prima parte, quasi totalmente avaro di buon cinema nella seconda, anche a causa della povertà dei festival di Roma e Venezia – vi proponiamo quella che ritentiamo essere la cinquina dei migliori lungometraggi del 2008:
Non è un paese per vecchi – La più lucida e radicale esplicitazione del discorso poetico dei fratelli Coen, in cui individui mossi dalla brama ingegnano piani infruttuosi in un universo regolato solamente dal caso e dalla mancanza di un centro logico. Un noir raggelante e stilizzato, uno dei più interessanti e personali adattamenti letterari da anni a questa parte. Il miglior esempio di quanto il cinema dei Coen possa essere intrattenimento per il pubblico intelligente ed insieme perfetto veicolo di un’estetica precisa e del tutto autoriale. Insomma, senza dubbio il miglior film dell’anno, premia da una pioggia di Oscar strameritata.
Il cavaliere oscuro - Il lavoro di Nolan di riappropriazione e ridiscussione dell’universo di Batman raggiunge livelli che non ci saremmo immaginati, ma lo fa attraverso la figura del Joker, altra faccia della stessa medaglia. Questo personaggio, straordinariamente costruito per essere nemesi di qualsiasi logica/etica, rappresenta anche lo squilibrio del film, perché per costruire una figura così poderosa vengono eccessivamente sacrificate quelle dell’Uomo Pipistrello e di Harvey Dent/Due Facce. Ma ce en fossero di lavori così imperfetti! The Dark Knight è forse il primo blockbuster che riesce davvero a sconvolgere lo spettatore, a farlo sentire sotto assedio.
Changeling – Altro prodigio di Clint Eastwood, che continua a fare il suo cinema fuori dal tempo e per questo diventa uno dei più moderni autori in circolazione. Cos’altro dire ancora sulla sua regia? Il lavoro di composizione dell’inquadratura ha ormai raggiunto una pregnanza (estetica ed emotiva) ormai perfetta, che viene impreziosito dal dono di una distensione del racconto fluida ed in questo caso sorprendente, perché la storia del film cambia centro almeno tre volte e l’empatia con quanto succede non viene mai dispersa. Un altro prodigio di Eastwood, da inserire a nostro avviso anche nella cinquina dei suoi migliori lungometraggi.
In amore niente regole – Anche se il botteghino ha voltato le spalle al terzo film da regista di Geroge Clooney, noi vogliamo comunque premia la sua intelligenza cinefila. Leatherheads, questo il bellissimo titolo originale, è un rimando esplicito ma mai ridondante alla miglior tradizione della screwball comedy, quella di Frank Capra, di Ernst Lubitsch e di Preston Stuges. Insomma, il cinema che amiamo, rivisitato attraverso una coscienza sociale e politica che si muove in filigrana ma è costantemente presente. Per chi ama io cinema del passato, un film imprescindibile e sinceramente malinconico.
Shine a Light – Dopo tre lungometraggi “asserviti” alle regole dell’establishment hollywoodiano, Scorsese torna al cinema indipendente con un film/concerto infuocato e adrenalinico, dove il connubio tra immagine e suono sprigiona un’energia irresistibile. Libero dai condizionamenti dell’industria, il genio visionario di questo autore dimostra di saper ancora volare altissimo, aiutato anche da una band che mai ne vorrà sapere di tramontare. Insomma, Scorsese è tornato ai livelli del suo ultimo vero capolavoro, il sottovalutato “al di là della vita” (Bringing Out the Dead, 1999).


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Le Top 5 del 2008
Al termine di un anno di cinema dagli esiti evidentemente contraddittori, vi proponiamo quella che ritentiamo essere la cinquina dei migliori lungometraggi del 2008.

23.12.2008 - Autore: Adriano Ercolani