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Le delusioni del 2008

Se il 2008 è stato un anno dalla qualità cinematografica alterna ciò è dovuto soprattutto ad una cospicua serie di pellicole, attese per vari motivi, che si sono rilevate essere delle cocenti delusioni.

Le delusioni del 2008

26.12.2008 - Autore: Adriano Ercolani
Se il 2008 è stato un anno dalla qualità cinematografica alterna e decisamente alterno nelle sorti, ciò è dovuto soprattutto ad una cospicua serie di pellicole, attese per vari motivi, che si sono rilevate essere delle cocenti delusioni. Da questa ahinoi nutrita squadra di opere non riuscite ne abbiamo estrapolate cinque, quelle che secondo noi vanno “bollate” come i peggiori lungometraggi dell’anno, intesi cioè come lavori da cui ci si attendeva molto e che hanno invece sconcertato.

1 Vicky Cristina Barcelona – La conferma ormai definitiva che Woody Allen dovrebbe smettere di fare cinema. La pochezza di idee e di spunti interessanti è pari soltanto alla furbizia con cui l’autore ha provato a nasconderla con immagini da cartolina, attori affascinanti e neoglamour, una storia di turbamenti amorosi della consistenza di un libretto Harmony. E poi la voce fuori campo, dannata, che riesce a durare due ore in un film di un’ora e quaranta!!! Il pubblico sembra aver risposto bene al bluff di Allen, quindi c’è da aspettarsi da lui anche di peggio. E questo è davvero tragico.

2 Tutta la vita davanti – Il buonismo furbo e fintamente feroce di Virzì stavolta eccede in una pellicola che sembra costruita apposta per far ridere delle disgrazie umane senza però prendere sul serio ciò di cui si vuole parlare. Se davvero il regista livornese voleva fare un film sul problema del precariato in Italia, perché ha scelto una protagonista poco più che ventenne appena uscita dall’università, quando ci sono migliaia di trentacinquenni che vanno avanti da anni con contratti ridicoli e stipendi da fame? Ma per favore…

3 – E venne il giorno – Deluso dal disastro economico di un film coraggioso e sincero come Lady in the Water (id., 2006), M.Night Shyamalan sembra aver tirato fuori dal cassetto e girato in fretta e furia la prima storiellina horror/messianica che aveva sotto mano. Il risultato è un film modestissimo, bislacco nella storia quanto approssimativo nella confezione. Ed anche la scelta degli attori, tutti imbalsamati, non contribuisce a rendere credibile neppure per un secondo un’idea già di perse difficile da far passare senza un sorriso ironico…

4 – Miracolo a Sant’Anna – Ma che cosa è successo a Spike Lee? Aveva davvero bisogno di mettere in piedi questo polpettone per di più costoso anzi che no per venire a farsi una bella vacanza in Toscana? A parte il solito grande Favino tutto il resto è da buttare, disciolto in una retorica che si mescola al racconto morale in maniera risibile. E per una volta anche il regista contemporaneo più “arrabbiato” tratteggia i soldati afroamericani in maniera scontata e semplicistica.

5 – Sfida senza regole – Non è che da un film diretto da Jon Avnet ci si potevano aspettare fuochi d’artificio, ma dall’accoppiata Pacino/De Niro era lecito invece molto di più. E se il primo si tiene comunque a galla in virtù di un istrionismo innato, il grande Bob frana sotto gli anni, sotto un fisico appesantito e soprattutto sotto la pigrizia di un attore che ormai non sembra più voler fare questo mestiere. Ovviamente non vediamo l’ora di essere smentiti, ma intanto ci ritiriamo mortificati di fronte all’interpretazione più imbarazzante dell’anno…