Kingdom of Heaven, Usa, 2005.
Di Ridley Scott; con Orlando Bloom, Eva Green, Jeremy Irons, Liam Neeson, Brendan Gleeson, Edward Norton.
Dimenticate le pomposità affettate di un polpettone come “Troy” (id., 2004) e preparatevi a gustare “Le crociate”, pellicola di notevole impatto, non pienamente riuscita in tutte le sue componenti ma assolutamente coinvolgente. Come era prevedibile aspettarsi, anche questo nuovo colossal targato Ridley Scott possiede la potenza visiva delle sue migliori opere; d’altronde, negli ultimi tempi il regista di “Alien” (id., 1979), “Blade Runner” (id., 1982) e “Thelma & Louise” (id., 1991) sembra aver definitivamente trovato una sua cifra estetica precisa e riconoscibile, soprattutto da quando ha iniziato a collaborare con John Mathieson, un direttore della fotografia in grado di creare una visione personale e preziosa in qualsiasi tipo di produzione che il cineasta ha affrontato, dai fasti de “Il gladiatore” (Gladiator, 2000) al più contenuto “Il genio della truffa” (Matchstick Men, 2003). Anche in “Le crociate” Mathieson compone un universo filmico di sorprendente eleganza visiva, adoperando delle dominanti cromatiche precise, in grado di valorizzare al massimo la bella ricostruzione scenografica e di costumi. Dal canto suo, Scott dirige un’opera così complessa con la sicurezza ed il piglio di un cineasta che ormai può essere annoverato tra i grandi maestri contemporanei, dopo le alterne prove degli anni ’80. “Le crociate” si presenta dunque come uno spettacolo poderoso, in grado di soggiogare lo spettatore attraverso delle immagini di folgorante potenza espressiva. Rispetto però ad un film più compatto come “Il gladiatore” quest’ultimo prodotto ha una serie di difetti che non lo rendono un capolavoro; prima di tutto, il montaggio del film non sembra possedere un equilibrio che regge per tutto il film: l’inizio dell’opera ha un ritmo indiavolato, che non consente un approccio empatico soprattutto con il protagonista; dopo che Balian arriva a Gerusalemme invece il montaggio immediatamente si fa più fluido, maggiormente adatto ad una tale epopea; lo scarto tra l’eccessiva velocità della prima mezz’ora e la più adatta suadenza della seconda parte del film crea una sfasatura piuttosto evidente, che nuoce alla coerenza interna dell’opera; l’altro grosso difetto de “Le crociate” è l’interpretazione di Orlando Bloom, incapace di sfruttare tutta la complessità e le sfaccettature di un personaggio interessante; molto meglio se la cavano i grandi caratteristi chiamati ad interpretare ruoli più marginali: da Liam Neeson a Jeremy Irons, da Brendan Gleeson ad un grande Edward Norton - capace di essere intenso soltanto attraverso il timbro vocale - questo straordinario cast di supporto eleva senza dubbio le sorti artistiche della pellicola. Anche grazie a loro “Le crociate” si presenta al pubblico come spettacolo intenso e sontuoso, stratificato ed imperfetto nel senso più positivo del termine: un altro importante tassello da aggiungere all’ormai gloriosa filmografia di Ridley Scott.
offscreen


NOTIZIE
Le crociate
L'ultimo film di Ridley Scott si presenta come uno spettacolo poderoso, in grado di soggiogare lo spettatore attraverso delle immagini di folgorante potenza espressiva.

12.04.2007 - Autore: Adriano Ercolani