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Le creature mostruose

Nell'horror, il terrore deve apparire il più possibile reale e così gli effetti speciali sfoderano ogni loro arma per creare esseri spaventosi

Halloween (1978)

17.10.2006 - Autore: Valentina Grassi
L'universo cinematografico racchiude in sé una sorta di 'meraviglioso' quasi congenito, che, nel corso della storia, si é legato a diversi generi. Nell'ambito dell’horror, il terrore deve apparire il più possibile reale e così gli effetti speciali sfoderano ogni loro arma per servire le fantasie del regista e la soddisfazione del pubblico. La scuola dei tecnici italiani, addetti agli effetti speciali, è stata una delle più creative in assoluto. Il viaggio nel cinema italiano della paura, dell'inconscio e della violenza, copre un intervallo di tempo che parte dal film di Riccardo Freda, “I Vampiri” del 1957, fino all’ultimo thriller di Dario Argento “Non ho sonno” del 2001.
In Italia, il cinema dell’orrore nasce ufficialmente con Riccardo Freda, anche se tematiche analoghe erano già presenti in due film isolati, “Il mostro di Frankestein” del 1920 realizzato da Eugenio Testa e “Il caso Haller” del 1932. Ma fu principalmente con Freda e Mario Bava che lo "spaghetti-nightmares" si é diffuso in Italia e all'estero, con un'impostazione soprattutto gotica, tesa al sovrannaturale; questi due autori hanno prodotto un tipo di horror volto ad un’estrema violenza grafica, caratterizzato dall’estetica del delitto e dalla contemplazione del macabro. Elemento peculiare del genere in Italia è una nuova figura centrale: non più il mostro o lo scienziato, ma la donna che diventa il motore di tutte le vicende ‘tenebrose’. Già gli effetti speciali dei film di Freda erano realizzati per la maggior parte dal geniale e abile Mario Bava, la cui inventiva ha sancito l'impronta artigianale dell'horror all'italiana. Per il film di Freda, "Caltiki, il mostro immortale" del 1959, fu infatti Bava che, allo scopo di rappresentare una creatura spaventosa, utilizzò della comune trippa ingrandita otticamente. Questi ed altri semplici trucchi, da Mario Bava agli altri della scuola italiana, come Michele Soavi, Lucio Fulci, Dario Argento, Lamberto Bava, Sergio Stivaletti, hanno contraddistinto l’originale creatività italiana, sopperendo a budget modesti e alle strutture ridotte rispetto alle produzioni d'oltreoceano.
Esempio d’orgoglio nazionale fu il caso di Carlo Rambaldi. Dopo aver lavorato in Italia ai film di Fulci e Argento, fu chiamato negli Usa. Per il film “Una lucertola con la pelle di donna” del 1971 di Lucio Fulci, il creatore di King Kong realizzò impressionanti scene di cani vivisezionati; effetto talmente riuscito che costò a lui e al regista, una denuncia al tribunale, con l’accusa di presunte sevizie sugli animali. Ci fu un processo, e solo con l'aiuto dell'effettista speciale, riuscì a dimostrare che si trattava semplicemente di una messa in scena. Ma il film italiano che Rambaldi ha contribuito a rendere un ‘cult-movie’ dell’horror è “Profondo Rosso” del 1975. Il mago degli effetti realizzò un pupazzo meccanico che appariva in una delle scene dove l’assassino compie un omicidio, e fu inoltre l’autore dell’indimenticabile taglio alla testa dell’attrice Clara Calamai, madre dell’assassino. Negli Usa raggiunse gli apici della fama: fu l'artefice di mostri da 'Oscar' come E.T., King Kong, capace di cambiare 36 espressioni facciali, e i serpenti di “Dune”. Queste creature furono esattamente ciò che apparivano nei film: si muovevano autonomamente, senza trucchi fotografici, frutto di progetti accurati e creazioni complesse, risultato di una perfetta simbiosi tra quella tecnica che appartiene alla nuova Hollywood e l'artigianalità nostrana. Gli abili eredi di Rambaldi, attivi nel campo del make-up sono Rosario Prestopino, famoso per le lunghe sedute di trucco della saga “Demoni” di Lamberto Bava, nella quale utilizzò protesi facciali, dentali e l’air-bladder, tubetto di sostanza gommosa utile per deformazioni d’ogni genere. Seguono Maurizio Trani, Germano Natali, Giannetto De Rossi e Sergio Stivaletti, geniali imprenditori di qualsiasi invenzione volta a rendere tangibili gli incubi del regista. Protesi realizzate in lattice prevulcanizzato, calchi colorati con sangue artificiale, ustioni con olio, gelatina e borotalco, ferite da taglio ottenute con sangue in pasta, mostri e personaggi animatronici, questo ed altro gli ingredienti della 'ricetta' orrorifica. Risultato: paura, suspence e sangue che ottengono il loro effetto, ma la tecnologia avanza e i suoi risultati rendono sempre più labili, i confini tra realtà e finzione.