L’assunto del soggetto è
semplicissimo, quasi minimalista: dopo vent’anni di oblio, un figlio (Pasotti)
ritrova il padre assassino (Colangeli) proprio nel carcere in cui lavora come
educatore; lo scontro tra i due estranei sarà inevitabile, così come il
desiderio d’incontro.
Se un difetto si può attribuire alla
pellicola è probabilmente intrinseco alla scelta stessa che rende il film così
pregnante. La forza propositiva dei due protagonisti e del loro
rapporto/confronto è talmente superiore a tutto il resto che lo squilibrio con
lo “sfondo” risulta a tratti evidente: personaggi secondari, ambienti che
definiscano, situazioni e contesto rimangono soffusi, non perfettamente
delineati.


NOTIZIE
L'aria salata
Ottimo l'esordio dietro la macchina da presa di Alessandro Angelici, una delle sorprese della Festa del Cinema di Roma grazie al premio di miglior attore a Giorgio Colangeli

12.04.2007 - Autore: Adriano Ercolani