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L'après-midi d'un tortionnaire
Le confessioni di un ex torturatore delle carceri rumene, tra pentimento e reticenza.

06.09.2001 - Autore: Ludovica Rampoldi
Dopo le prime giornate di violenza e sesso adolescenziale improvvisamente il festival ha riscoperto la politica; dopo il film sul caso Sofri, i ferrovieri di Ken Loach e i figli dei desaperecidos argentini non poteva mancare per par condicio anche una denuncia dei crimini del comunismo.
Lucian Pintilie è uno che la violenza del regime lha sperimentata in prima persona, regista rumeno costretto prima al silenzio e poi allesilio dal 1979 al 1991, emigrato a Parigi fino alla caduta di Ceausescu. Nel 1998 il suo Terminus Paradis ha vinto qui a Venezia il Premio Speciale della Giuria, un film poetico e antimilitarista sul tema dellamour fou in cui si nascondeva una rabbiosa polemica contro il regime appena caduto e contro lex nomenclatura riciclatasi in una classe di nuovi ricchi rapaci.
Il pomeriggio di un seviziatore è un pomeriggio di confessioni a mezza bocca e reticenze: Frant Tandara, ex torturatore nelle carceri rumene, è disposto a confessare i suoi crimini a una giornalista e a un ex prigioniero politico. I due lo raggiungono alla stazione di Giurgiu, dove Tandara li accoglie con un mazzo di fiori. Fin dal principio la confessione si presenta complicata e difficile: il registratore non funziona, Tandara parla troppo in fretta o troppo lentamente. Per di più il seviziatore cerca di raccontarsi cominciando dai lati meno oscuri della sua esistenza: il padre militare, leducazione in collegio, il vagabondaggio dalla fine della guerra. La giornalista spazientita e avida di notizie lo incalza con domande dirette sulla sua carriera di aguzzino, ottenendo solo risposte evasive. Finché la moglie del seviziatore, con un coup de teatre forte e paradossale, implora la giornalista di smettere di torturare suo marito.
Lucian Pintilie, forse il più dotato regista del teatro e del cinema rumeno, ci mette di fronte un crimine e ci pone un interrogativo. Qual è la parte più interessante della vita di un seviziatore? Quella oscura che lha fatto divenire un orribile strumento di morte nelle mani del regime o quella umana, che lha fatto pentire e spinto alla confessione, fino alla disperazione?. Pintilie preferisce descriverci lumanità del criminale, ci presenta un uomo stanco e solitario che come tutti i vecchi ha voglia di raccontare e raccontarsi. E il quadro che ne viene fuori ha una violenza accusatoria fortissima, la banalità del male resa in modo scarno e asciutto.