Prima di andare a cena da amici, insieme alla sua compagna Agnès (Emmanuelle Devos), Marc (Vincent Lindon)
decide di tagliarsi i suoi leggendari baffi, che porta da tempo
interminabile. Già dopo pochi attimi ha una bizzarra sorpresa: la donna
non sembra per nulla accorgersi del cambiamento. Marc pensa ad uno
scherzo da parte sua, ma la situazione si complica notevolmente quando
sia amici che colleghi nei giorni successivi continuano a non
accorgersi di nulla. Complotto macabro o cos’altro? Pian piano Marc
inizia a cadere in una profonda crisi esistenziale, che prima lo porta
a valutare con sfiducia le persone e la realtà che lo circonda. Ma qual
è la realtà? Tutto ciò che all’uomo sembra reale potrebbe invece non
esserlo? Attanagliato dal dubbio, Marc sprofonda sempre più verso il
disequilibrio e l’incertezza…
Opera seconda dello scrittore e sceneggiatore Emmanuel Carrere dopo l’inedito “Retour à Kotelnitch”
(id., 2003), anche questa sua ultima fatica riprende un tema
evidentemente a lui caro come la perdita di certezze e di identità da
parte di un protagonista maschile. Questo discorso era già stato
sapientemente esplicitato nel giallo psicologico “L’avversario”
(L’Adversaire, 2002) diretto dalla brava Nicole Garcia, e tratto dalla
sceneggiatura e dal romanzo dello stesso Carrere. Con questo intenso e
sorprendente “L’Amore sospetto”
(ma che titolo e? chi l’ha ideato?) l’autore sceglie più esplicitamente
la via del melodramma, costruendo una storia che soltanto in filigrana
possiede i prodromi del giallo. Anzi, la parte iniziale del film
procede come una commedia dai vaghi accenni surreali, ed è forse il
momento migliore della pellicola: Vincent Lindon
sfrutta la meglio la sua naturale simpatia, regalando al personaggio di
Marc una guascona cialtroneria che gli si addice in tutto; a fargli da
perfetto contraltare l’algida ed elegante Emmanuelle Devos.
Ironico e tagliente come una commedia di costume, “L’Amore sospetto” man mano che procede diventa invece un dramma psicologico che si fa livido e disperato: Carrere costruisce
una progressione drammatica ed emotiva di notevole intensità, a cui si
può forse imputare un certo intellettualismo in alcuni passaggi
narrativi ed in determinare scelte di messa in scena. Per il resto però
il film è assolutamente coinvolgente nella definizione del
protagonista, e raffinato nel raccontare una vicenda tutta personale.
Esempio preciso di un certo tipo di cinema francese raffinato e se vogliamo vagamente intellettuale, “L’Amore sospetto”
è comunque una pellicola molto ben congegnata, che sorprende con i suoi
spostamenti di tono e soprattutto di punti di vista. Molto del merito
va sicuramente ad un convincente Vincent Lindon.


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L'amore sospetto
Opera seconda dello scrittore e sceneggiatore Emmanuel Carrere, ironico e tagliente come una commedia di costume, "L'Amore sospetto" diventa pian piano un dramma psicologico che si fa livido e disperato

12.04.2007 - Autore: Adriano Ercolani