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L'albero dello spettacolo
Renzo Arbore ci accoglie nella sua coloratissima casa che testimonia, in ogni angolo, la sua lunga e brillante carriera.

14.03.2003 - Autore: Maria Antonietta Schettino
A volte nel cognome vi è la radice dellanima: si è portatori di un appellativo, poi trasformato negli anni, che indica le caratteristiche del ceppo familiare; Arbore potrebbe derivare da albero e forse non sarebbe un caso.
Chi non si è mai perso nellinseguire i mille nodi di un bellissimo legno? Lalbero, complesso ed affascinante, è la prova del tempo che passa ma anche delle continue primavere che i suoi frutti ci regala. Ma soprattutto rappresenta le solide radici mai scompigliate dal quel vento che gioca con le foglie variopinte che sono le sue idee, la sua creatività.
Renzo Arbore ci accoglie nella sua coloratissima casa che testimonia, in ogni angolo, la sua lunga e brillante carriera.
Dopo tanti anni di assenza dal video quali sorprese ci regala e quali sono i progetti futuri?
R.A.: Sto seguendo la turné dellOrchestra Italiana che ha dovuto cambiare itinerario per i noti motivi. Sto lavorando alla realizzazione di un disco di musica antica rivisitata. Mi piace recuperare quelle canzoni che non sono mai state superate e non possono essere considerate superate perché sono capolavori eterni, senza età.
Su Raisat stanno mandando in onda le puntate compresse di Laltra Domenica(andrà in onda per tutto il mese di novembre e di dicembre, ogni domenica alle ore 19.30 e in replica alle 23.30, n.d.r.), programma contenitore realizzato negli anni 70, che ha visto nascere Benigni, la Rossellini, Luotto, la Carlucci e tanti altri. Ho partecipato al film di Orfini Lamore è cieco dove ho interpretato il ruolo di un lestofante, ruolo che mi ha divertito tantissimo, non solo per i due comici che mi accompagnano che considero bravissimi, ma anche perché non essendo un lestofante nella vita, è stato divertente esserlo nella finzione.
Lei può essere considerato un talent scout soprattutto per la capacità di riuscire a far esprimere, potenziare, gli artisti che la circondano. Come mai questa dote?
R.A.:Effettivamente sono usciti dalle mie grinfie Laurito, Marengo, Bracardi, De Crescenzo, e altri, ammetto. Forse anche grazie allesperienza della radio, riesco a cavare la vis comica di alcune persone che spesso intuisco e cerco di modellare. Poi alcuni seguono i miei consigli, altri no, perché così è la vita a un certo punto si desidera volare da soli e nel volo si può cambiare direzione.
Lei, come diceva, ha fatto molta radio che è uno strumento, insieme ai libri, che stimola limmaginazione, il pensiero. Eppure è riuscito attraverso il mezzo televisivo, cosa difficilissima, a scatenare comunque la fantasia. E sempre merito della radio?
R.A.: Io sono sempre stato un televisivo radiofonico. Anche in televisione ho sempre curato i contenuti e pochissimo limmagine. Questo lho imparato alla radio dove per attrarre lattenzione devi utilizzare parole e ritmo. Ma ripensando alla maggior parte dei miei programmi mi rendo conto che ho sempre scelto laltro: ho sempre preso una direzione diversa. Ho fatto laltra domenica, laltra radio con Bandiera Gialla e Alto Gradimento, laltro cinema, un film sul Papa, su Fellini, laltra musica riproponendo, con il Clarinetto, la canzone umoristica.
Qual è il suo pubblico ideale?
R.A.: Il pubblico che legge il giornale, quello vispo, come si dice a Napoli scetato, quello che vuole qualcosa di più e che capisce lironia.
Allora che cosè lironia per lei?
R.A.:Non prendersi sul serio, dire luoghi comuni con laria di aver detto una cosa nuova. E\' uno strumento sottile e difficilissimo. Potrebbe essere un esempio quando Gianni Agnelli venne a sapere che un pentito delle B.R. era tifoso della juventus e disse: certamente di questo non avrà niente a che pentirsi. Ecco questa è lironia una forma molto avanzata di umorismo.
Qual è il pubblico a cui non desidera rivolgersi, se cè?
R.A.: No non cè, i miei programmi sono rivolti a tutti, però tendono ad una doppia lettura, rivolta sia a chi è più semplice sia a chi riesce ad ironizzare su certe cose. Certo non è facile piacere contemporaneamente ad Eugenio Scalfari e alla famosa massaia di Matera. Poi ci sono programmi riservati ad un pubblico appassionato di musica come doc che pur non rispondendo alle leggi dellindice di ascolto, secondo me rispondono allesigenza di conservare negli archivi RAI, che non dimentichiamo è un ente pubblico, documenti unici di cui sono molto orgoglioso, come le interviste a James Brown e a Miles Davis, che verranno apprezzati nel tempo.
Cosa rappresenta la musica per lei?
R.A.: È la colonna sonora della mia vita, è stata indispensabile per me. Poi io appartengo ad una famiglia molto musicale, mio padre era collezionista di melodrammi ed opere liriche, mio fratello è stato un concertista, una mia sorella era soprano leggero, laltra si occupava di ballo, insomma le radici sono buone. Sono sempre stato appassionato di musica solo che prima scrivevo, sono stato giornalista di musica leggera per il \"Corriere della Sera\" e per altri giornali, poi ho deciso di passare dallaltra parte e di iniziare a fare il musicista militante. La musica poi è il mezzo per non sentire il gap generazionale con i giovani, è lo strumento per comunicare con loro e per capirli.
Oltre la volontà di fare \'altro\', nella sua vita cosè ricorrente?
R.A.: Ho entusiasmo per le passioni che ciclicamente mi sopraggiungono, non mi fossilizzo su una cosa sola, mi interessano le cose più disparate: la plastica, ho una stanza di là piena di oggetti, sono diventato il più grande collezionista dItalia. Adesso mi occupo di design, ho creato una linea di mobili, daltronde questa casa lho arredata tutta io. Unaltra passione che mi procura grande gioia sono i viaggi, e poi, mi piacciono anche le stupidate che raccolgo in tutto il mondo. Se prendi quella pianta lì vedrai cosa succede...
Sulla pianta, come dincanto, inizia a volteggiare una farfalla colorata. Preso da un entusiasmo bambino sorridendo conclude.
R.A.:...daltronde qui tutte le piante che vedi cantano.