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"La ville est tranquille"
"La ville est tranquille"

14.04.2003 - Autore: Stefano Finesi
Presentato con poco riscontro allultima Mostra veneziana, il film di Guediguian appare nelle sale italiane ridotto di buoni venti minuti, anche se forse (e spiace dirlo) avrebbe giovato al film un ulteriore sfoltimento: per far funzionare affreschi umani di tale portata è necessaria una capacità di controllo narrativo che il regista francese non mostra di avere, risultando incapace di coordinare le diverse storie in un corpo drammatico compatto. Il tutto è poi aggravato da troppe fumisterie ideologiche (lontane dalloperaismo sincero di Marius e Jeannette), che fanno suonare falsi e banali anche i più sacrosanti discorsi contro razzismo e xenofobia e finirebbero per togliere naturalezza ai personaggi se non fosse per lammirevole convinzione dellintero cast (su tutti Ariane Ascaride, fedelissima del regista). Rimane comunque a favore del film la capacità, al di là di tali squilibri, di comunicare un salutare malessere allo spettatore . Lasciano il segno un paio di sequenze di altissimo livello: il dettaglio delle mani di Michèle, indugianti tra siringa e cucchiaio quando decide di preparare loverdose che ucciderà la figlia; limprovviso, violentissimo suicidio finale di Gérard, mentre si mescolano la Janis Joplin di Cry Baby, il lampo di un ricordo dei giorni felici con Michèle e il passaggio del camion che trasporta il pianoforte al piccolo Sarkis.
La città, evidentemente, non è tranquilla.