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"La strada di Felix"

"La strada di Felix"

la strada di felix

04.07.2001 - Autore: Luca Persiani
Un film di Olivier Ducastel e Jacques Martineau, con Sami Bouajila, Patachou, Arianne Ascaride, Pierre-Loup Rajot, Charly Sergue (Francia 2000)   La trama Felix (Sami Bouajila) decide di realizzare un vecchio sogno: conoscere il padre che lha abbandonato da piccolo ed è andato a vivere a Marsiglia. Per andare a trovarlo parte da Dieppe e sceglie di viaggiare in autostop. Durante il lungo viaggio incontra amici, nemici, flirt da una notte e vecchie signore, e fra tutti quanti ricostruisce unideale e strana famiglia scelta che darà un senso profondo al suo viaggio.   In sintesi Originale on the road francese di una certa grazia e semplicità che affronta e risolve felicemente molti temi spesso difficili. Dà vita al film linterpretazione intensa di Sami Bouajila.   Il commento Olivier Ducastel e Jacques Martineau sono gli autori del delizioso musical alla Jacques Demi Jeanne et le carçon formidable, dove il dolore, lamore e la malattia venivano trasfigurati in leggerissimi ed emozionanti numeri musicali. Qui ritornano col tema dellAIDS (il protagonista Felix è sieropositivo) innestato in un altro genere classico americano: lon the road, il film di viaggio e di formazione, in questo caso costruito su paesaggi e distanze di scala francese, quindi molto più ridotte. In un momento particolare della sua vita (ha perso il lavoro) Felix va alla ricerca del padre mai conosciuto, credendo di aver bisogno di ritrovare e confrontarsi con il genitore per completare il percorso di vita. Ma la figura paterna di cui Felix sente il bisogno non è che una parte degli affetti di cui il protagonista si circonderà durante il film: gli estranei che mano a mano incontra e con cui compie una parte del cammino vengono indicati dalle didascalie del film come Fratello, Nonna, Cugino, Sorella. E una famiglia virtuale, scelta e non acquisita o imposta quella che Felix mette insieme involontariamente, che aiuta il nostro protagonista a capire che non ha nessuna importanza ritrovare il padre biologico, almeno non quanta ne ha trovare e accettare una figura paterna ideale. Fin troppo scoperto e didascalico nellillustrare questa tesi, il film vive comunque dei classici meccanismi del cinema on the road: la molteplicità di personaggi e situazioni, il variare continuo di paesaggi, il senso di movimento e crescita che deriva dallo spostamento fisico del protagonista. E, vero mattatore di un cinema costruito sulla parola e sui volti, Sami Bouajila fa la parte del leone (lo vedremo in questo periodo anche nellinteressante Tutta colpa di Voltaire), elegante e sincero, sempre padrone del suo ruolo in ogni situazione, dai momenti tragici a quelli erotici, fonte prima e coordinatore della coralità lineare e insieme complessa del film. Il suo Felix è uno spirito libero e perfino un po ingenuo, che si trova a fare i conti durante il viaggio con la sua identità sociale, sessuale e politica, e riesce ad affrontare anche le situazioni peggiori con una leggerezza istintiva che lo trae sempre dimpaccio. E benché il viaggio sia sempre, cupamente scandito dalla necessità di Felix di assumere il suo cocktail di cinque farmaci (in questo senso molto ironico ed azzeccato il confronto con lanziana signora Mathilde), il film osserva senza pesantezza la situazione della malattia del protagonista, mostrandoci una persona in armonia (o nel tentativo costante di esserlo) col mondo e, nonostante la regolarità imposta dalla medicina, profondamente felice dellimprevedibilità della vita che ha scelto. Ottime anche le prove degli altri attori, dalla vecchia gloria Patachou al premio César Arianne Ascaride.  
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