In una Shanghai sotto occupazione giapponese, negli anni Quaranta, capita a volte che eros e thanatos prendano la forma tesa di una spy-story a tinte sessuali. Ecco, dopo la curiosità per il preannunciato tono erotico del film, “Lust, Caution” - ultimo lavoro del cineasta taiwanese Ang Lee già Leone d’Oro alla 62ma Mostra di Venezia con “I segreti di Brokeback Mountain”. La pellicola presentata ieri ad una platea timida negli applausi, racconta la storia di una vittima (Wong Chia Chi, giovane studentessa che decide di prendere parte ad un piano per uccidere un importante collaborazionista) e del suo carnefice (con Tony Leung nel ruolo del cattivo). La giovane donna, dopo aver cambiato identità si avvicinerà al signor Yee (questo il nome del personaggio di Leung), ne conquisterà la fiducia e ne diverrà l’amante per poter realizzare – insieme ai suoi compagni – il progetto di assassinio. Ma la relazione tra i due ben presto trascenderà i limiti di un gioco tra amanti per dovere e legherà i due protagonisti in una vicenda dai tratti erotici estremamente marcati e violenti (molto esplicite e ripetute le scene di sesso tra i due), un indugiare nella fisicità della relazione che è forse ciò che più ha colpito del film di Ang Lee.
Non è un caso, infatti, se durante la conferenza stampa quasi tutte le domande abbiano concentrato l’attenzione sul tema di una sessualità così esibita e preponderante. “Questo aspetto così esplicito - risponde il regista – deriva dal romanzo di Eileeng Chang da cui è tratto il film”. Del resto, Lee ha spiegato che la sessualità è un motore centrale dell’uomo e ogni film - che è per lui una ricerca su se stessi - non può prescindere anche da questo aspetto.
A chi ha fatto notare poi il tono molto più noir del finale rispetto al romanzo, Ang Lee ha risposto sottolineando la sua poetica di cineasta alle prese con l’adattamento cinematografico di un libro: la necessità stilistica, cioè, di non rimanere incatenati all’interno delle sue pagine. Pagine che per lui hanno rappresentato in questo caso degli elementi da poter sviluppare in un lungometraggio. Il testo è un punto di partenza attraverso cui uscire fuori, perché un regista non può, nella convinzione di Ang Lee, vivere all’interno delle costrizioni imposte da un romanzo.
Per il resto, a due anni di distanza dalla storia dei cow-boy omosessuali che sono valsi al regista anche l’Oscar, Lee torna ad indagare il tema del conflitto tra passioni, anche se i 156 minuti di “Lust, Caution” non convincono fino in fondo nel loro tentativo di narrare l’ambiguità delle pulsioni umane in un contesto così difficile quale quello dell’occupazione giapponese cha fa da sfondo alla storia. E magari, proprio questo insistita ricerca delle emozioni, che lascia in secondo piano la materia densa dell’attualità in cui esse si muovono, rende difficile identificarsi fino in fondo nei suoi meccanismi.
Molto brava nel ruolo della rivoluzionaria –amante l’esordiente Tang Wei (attrice di delicata bellezza) e capace come sempre, anche se in una veste insolita, Tony Leung.


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La spy-story dello scandalo
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30.08.2007 - Autore: Stefania Seghetti