Dopo aver sorpreso pubblico e
critica un paio d’anni fa con il caustico “Volevo solo dormirle addosso” (id.,
2004) Eugenio Cappuccio alza il tiro e si muove verso i pericolosi lidi del melodramma,
mettendo in scena la vicenda del rampante Lorenzo Maggi che all’improvviso si
trova a dover fare i conti con la possibilità della malattia. Fin quando si tratta
di raccontare la sofferenza ed il disorientamento di chi ogni giorno deve
confrontarsi con il proprio dolore, il film funziona in pieno: la prima parte
interamente ambientata dentro l’ospedale è ficcante, omogenea, e soprattutto
non si ammanta di una fastidiosa e troppo facile patina pietistica; molto
merito di questo va ai personaggi ed agli attori che li interpretano, su cui
spicca un Ninetto Davoli assolutamente ispirato e commovente. Purtroppo però il
protagonista poi esce dall’ospedale, ed intraprende il suo percorso solitario
alla ricerca dell’accettazione e dell’equilibrio; ed allora “Uno su due” si
trasforma in una pellicola scontata nelle tematiche proposte e soprattutto nel
modo in cui vengono portate a compimento.
Oltre ad un senso di già visto
compare in molti punti una retorica nell’affrontare l’argomento principale che
spesso scivola in un qualunquismo da telenovela. La sceneggiatura è ben
scritta, non mostra nessun forte sbandamento narrativo, ma neppure prova a
regalarci uno sguardo originale su quanto racconta. Cappuccio poi non fa nulla
per smorzare i toni, anzi sovraccarica la messa in scena con una dose di musiche ridondanti che nella maggior parte
dei casi sembrano essere fuori luogo. In questo modo la seconda parte del film
si muove farraginosa verso la conclusione, attraverso una serie di scene tanto
prevedibili quanto incapaci di incidere a livello puramente emozionale. Non
molto quindi riescono a fare i pur volenterosi attori in scena, costretti a
muoversi dentro figure di cui si conosce già il percorso drammatico per averlo
visto in troppi film del genere.


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La retorica del dolore
Dopo aver sorpreso pubblico e critica un paio d'anni fa con il caustico "Volevo solo dormirle addosso" Cappuccio alza il tiro e si muove verso i pericolosi lidi del melodramma

12.04.2007 - Autore: Adriano Ercolani