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La fine dell'innocenza
"Prova a prendermi" il nuovo film di Steven Spielberg rende omaggio a Billy Wilder. L'America ancora ingenua degli anni '60 messa in scacco da un truffatore di 16 anni. Da una storia vera, una commedia leggera interpretata da Leonardo Di Caprio e Tom Hanks.

12.04.2007 - Autore: Terry Marocco
Steven Spielberg a Roma con Leonardo Di Caprio e Tom Hanks per presentare il suo nuovo film, «Prova a prendermi», non riesce a far funzionare le cuffie della traduzione simultanea. «Non sono capace di fare nulla di tecnologico», detto da lui fa veramente ridere. Immancabile cappellino, rilassato, ma felice di passare la palla ai suoi due protagonisti, soprattutto quando le domande diventano così arzigogolate da risultare incomprensibili al regista americano (ad esempio, la paternità, la festa del papà e gli Oscar, un percorso intellettivo difficile da seguire anche per chi litaliano lo capisce bene).
Andiamo sul classico. Perché un film leggero? «Dopo un mio decennio cupo, volevo fare una storia più lieve. E una grande storia, nessuno riuscirebbe a credere che è una storia vera, ma è così». Rapinatore imbroglione falsario, a neppure ventanni, Frank Abagnale è uno dei delinquenti più ricercati dallFbi.
Spielberg ha mai mentito così? «Avevo sedici anni e volevo diventare regista così mi sono travestito da manager e tutto lestate lho passata a camminare davanti agli Universal Studios. E poi mento sulla mia altezza». Il tema della paternità è sempre molto forte nei suoi film. «Ho molti figli e sono un esperto nella vita reale. Ho anche un bellissimo rapporto con i miei genitori. Mio padre compirà 86 anni tra pochi giorni. Ma non è stato sempre così: quando si separarono scappai di casa, proprio come Frank Abagnale. «E.T» è nato dal divorzio dei miei, il rapporto genitori e figli è affascinante e penso che sia necessario continuare a esplorarlo». A chi si è ispirato per fare un film, che sembra una vera e propria commedia anni Sessanta ? «Sicuramente a Billy Wilder, poi Tati, Lubitsch. Adoro questi artisti, che hanno toccato grandi vette. Ho voluto ricreare quellatmosfera . Allora in America finì unera, il Vietnam cambiò tutto. Ho voluto raccontare gli ultimi momenti di questa società ingenua. A quei tempi nessuno si chiudeva in casa, tutti avevamo fiducia negli altri, ci si sentiva al sicuro».
Dopo è finito il sogno americano? E Tom Hanks a rispondere, il più divertente e il meno imbalsamato (Leo è molto occupato a risistemarsi i capelli ogni volta che si toglie la cuffia della traduzione), «Per me gli anni Sessanta sono iniziati con la morte di J.F.K, e poi il Vietnam, Martin Luther King. No, non è stato un periodo innocente, ma è stato un periodo molto bello, avevamo una musica stupenda e lo stile di allora è moda oggi. Ora non si possono più provare le stesse emozioni, come salire sulla scaletta di un aereo». Ma qual è il messaggio del film? E ancora Tom a rispondere: « LUrss e il ministero dellAgricoltura avevano il vizio del messaggio. I film devono far vibrare lanima e il messaggio è diverso per ogni spettatore».