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LA DOPPIA VITA DI VERONICA

LA DOPPIA VITA DI VERONICA

VHS

29.03.2001 - Autore: Fabrizio Marchetti
PROFILO CRITICO Lempatia è la dimensione che contrassegna il destino delle protagoniste del film. La condivisione emotiva, psichica, quasi extrasensoriale vissuta dalle due ragazze acquista una pregnanza di significato che va ben oltre la mera comunione delle esperienze, degli attributi fisici, delle predisposizioni caratteriali, dei mali patologici denunciati. Emerge in modo immanente una logica fatalistica che contrassegna indelebilmente la welthanschaung di Kieslowski. Limmanenza della variabile Caso appare disciplinare sistematicamente lintera totalità del mondo, esseri umani inclusi. Cè insomma la volontà di rintracciare e descrivere quel sottile ed invisibile filo che congiunge ognuno di noi allaltro da sé. E il trionfo della cinematografia del doppio. E la doppiezza è rintracciabile tanto nella corporeità, quanto nella metafisicità. Entrambe le dimensioni, però, potrebbero essere il campo operativo di una forza trascendente, in tutto paragonabile ad un burattinaio in grado di manipolare i nostri percorsi vitali. Ne La doppia vita di Veronica, Kieslowski decide così di tramutare il linguaggio filmico in un ibrido comunicativo, perennemente in bilico tra realtà e mistero, poesia e filosofia. Lidea di fondo, già peraltro palesata in Decalogo 9, si esplica proprio in un cupo e fugace intimismo, magnificamente supportato ad ogni livello stilistico. In questa prospettiva, il simbolismo rievocato dagli sguardi e dalle scelte di tutti i personaggi non a caso viene deliziato attraverso il gioco dei colori (si pensi alla tonalità cromatica dei rossi tipici della pittura fiamminga), dei contrasti (la puntuale mescolanza di luci e ombre) e dei movimenti di macchina. La musica di Zbigniew Preisner, poi, gioca un ruolo essenziale, confermando in modo indiretto lintento principale che lautore si è proposto: quello di far riflettere sul senso della natura umana attraverso unopera che occorre sentire più che vedere. Per la sua interpretazione, Irène Jacob si è aggiudicata uno dei premi più importanti di Cannes 91. Sensuale, mistico, girato in maniera sublime. Raccontato magistralmente sulla base di uno scritto di Kieslowski e del suo sceneggiatore prediletto, Krzysztof Piesiewicz.        
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