Un corpo sinuoso, una pelle liscia come la seta, qualche ruga elegante e dignitosa e poi gli occhi, due splendidi turchesi degni di una corona imperiale o simili a quelli di un magnetico felino: ecco a voi Michelle Pfeiffer.
Gli anni ad Hollywood passano per tutte, anche per lei del resto, ma l’importante e affrontare tutto con dignità, come ha fatto lei. Nella classifica delle ultra quarantenni ancora dive (e divine), la Pfeiffer ha delle ottime colleghe del calibro di Jodie Foster, Meg Ryan e Sarah Jessica Parker. Se la Parker, grazie a Sex and the City, sta vivendo una seconda giovinezza artistica e la Foster e Ryan si impegnano nel duro establishment cinematografico a mantenere alte le loro potenzialità ( e i loro cachèt), Michelle Pfeiffer non pensa certamente a tutto ciò.
Nata quasi 50 anni fa a Santa Ana, si è subito distinta nel panorama delle ragazzine di belle speranze. Dopo essere entrata all’università per studiare giornalismo, la sua carriera inizia a decollare grazie ai classici concorsi di Miss. Vinti un paio la bella Michele appare in soap e serie televisive fino alla prima chiamata da parte di una major. Spesso si tenta di ingranare il primo film e, quindi, di vivere di rendita con parti che ne seguono il livello, ma per l’attrice l’inizio non è stato esaltante: Grease 2.
Sarà perché Olivia Newton John era un icona del tempo, sarà perché John Travolta all’epoca era imbattibile, ma il seguito del fortunato musical è un flop inesorabile. La carriera sembrerebbe già segnata con un bel riciclo dietro le videocamere di qualche spot o di qualche soap da terza mattinata, ma il destino beffardo è magnanimo con Michelle.
A chiamarla per la seconda chance è un maestro del cinema che vuole rimettere mano ad un capolavoro degli anni trenta: Brian De Palma. Ma ancora una volta la ragazza deve confrontarsi con “mostri sacri” di stazza imponente, ed ecco che De Palma le chiede di affiancare un piccolo grande attore come Al Pacino. Scarface, remake del famoso film gangter, rilancia la Pfeiffer in grande stile e diviene a sua volta un cult per molte generazioni.
Dopo Tutto in una notte di John Landis e LadyHawke di Richard Donner, arrivano per l’attrice le grandi occasioni ed i film che la immortalano diva per palati raffinati, dove la parola erotismo è legata alla suadenza della voce roca e a quello sguardo che ha fatto sognare una generazione di post reganiani.
Ne Le streghe di Eastwick si destreggia, con pozioni ed incantesimi ad alto tasso erotico, fianco a fianco di Cher e Susan Sarandon per soddisfare e poi distruggere un demoniaco (chissà perché?) Jack Nicholson. Il geniale Stephen Frears la sceglie per il ruolo di vittima sacrificale nel capolavoro di intrighi e seduzioni del male che è Le Relazioni Pericolose. Il triangolo composto da Pfiffer, John Malcovich e Glenn Close è un mix di incomparabile bravura e spietata cattiveria; per questo capolavoro scritto da Christopher Hampton arriva per Michelle Pfeiffer la prima nomination agli Oscar.
Dopo il dramma teatrale arriva la commedia Una vedova allegra ma non troppo, e a dirigerla ci pensa il geniale Jonathan Demme, che in seguito le offre un ruolo da antologia prontamente rifiutato: Clarice Starling, la detective de Il silenzio degli innocenti.
A confermare il fascino magnetico e un po’ il suo essere “gatta morta” arriva una interpretazione memorabile ne I favolosi Baker, film non molto ricordato attualmente e che meriterebbe una degna riscoperta. Sdraiata su di un pianoforte a coda e pronta a cantare splendide canzoni blues, l’attrice con questo ruolo fa nuovamente centro. Ma il destino le apre porte professionali che la bella Michelle sembra ignorare, come il ruolo di Louise in Thelma e Louise di Ridley Scott o quello della dolce innamorata di Insonnia d’amore di Nora Ephron.
Ci vuole un genio dall’anima dark come Tim Burton per darle il ruolo di una vita: Cat woman. Fasciata in una tuta di latex nero lucente con un vistoso rossetto scarlatto, l’attrice incarna il male in tutte le sue molteplici sfaccettature e ruba la scena ai più navigati Danny De Vito e Michael Keaton.
Un altro maestro ed un altro capolavoro, forse l’ultimo, per la diva che inizia a sentire la stanchezza di troppo lavoro e di troppa bellezza: per Martin Scorsese incarna una sorta di Alida Valli viscontiana nel bistrattato L’età dell’innocenza. Con il peso di un amore sofferto per Daniel Day Lewis, Michelle Pfeiffer si aggiudica una nomination ai Golden Globe ma non agli Oscar.
Inizia il periodo di crisi artistica con film non di valore ma di successo come Dangerous Mind e Un giorno per caso, Wolf e Le verità nascoste: ottimi incassi ma privi dello smalto che meriterebbe una diva del suo calibro, che inonda e seduce la macchina da presa con una forza, spesso, disturbante.
Dopo essere riuscita a vincere la sua battaglia personale per adottare una bambina non essendo sposata, nel 1994 partorisce John Harry, nato dall’unione con il suo attuale marito, lo sceneggiatore David E.Kelly.
Dopo periodi di semi oblio, eccola ritornare alla ribalta grazie al musical Hairspray, in cui interpreta la perfida Velma. Ironia e voglia di dimostrare che ha ancora parecchio da dire nel mondo del cinema sono le credenziali della nuova Michelle Pfeiffer, che si prepara a stregarci nel fantasy Stardust, in cui interpreta un strega. Dopo anni di ruoli da fragile ma forte, inizia la fase di bastarda e bellissima, anche con qualche ruga in più.
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La donna con gli occhi di gatto
Dopo un silenzio durato abbastanza, Michelle Pfeiffer ritorna in grande stile sugli schermi con diverse pellicole, segno evidente che le vere dive resistono agli attacchi del tempo.
03.10.2007 - Autore: Gabriele Marcello