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La centralita' dell'autore

La centralita' dell'autore

Cahiers

07.06.2001 - Autore: Luca Perotti
A volte succede che alcune definizioni calzino talmente a pennello da diventare preziose citazioni utili a focalizzare in un momento la linea culturale prioritaria di una corrente artistica. E il caso della celebre formula della camera-stylo con cui Astruc sollecitava a considerare la macchina da presa alla stregua di una penna con la quale esprimersi nella massima libertà, seguendone tutti i possibili movimenti e invitando ad amalgamare immagini e suoni come si è soliti fare con le parole. A tale intuizione si fa solitamente ricorso per introdurre laspetto su cui il gruppo redazionale dei Cahiers non perdeva occasione di insistere. La cosiddetta politique des auteurs rivendicava infatti la centralità della figura del regista subordinando ad essa le altre componenti che concorrono alla confezione di un film. Il regista è lartista che imprime la sua firma e il suo stile che ne connotano lorientamento e le esigenze espressive. Negli anni di militanza critica, i redattori della rivista francese avevano delineato un pantheon di nomi da studiare con unammirazione ai limiti della faziosità perché possessori di una scrittura filmica peculiare e perfetta. Questi maestri riconosciuti erano Renoir, Bresson, Ford, Hawks, Rossellini, Hitchcock, e pochi altri. Persino Bazin si mostrò scettico nei confronti dei suoi colleghi per il timore che tale eccessivo apprezzamento sfociasse in un inutile culto della personalità. Se si leggono le interviste agli autori che hanno siglato la grandezza della Nouvelle Vague, costanti sono i rimandi ai capolavori firmati dai suddetti registi e al loro modo di intendere il cinema. Truffaut affermò che per una direzione ideale degli attori si dovesse raggiungere una sintesi tra linsofferenza di Hitchcock e latteggiamento accomodante di Jean Renoir; tra il rigore con cui il maestro inglese perseguiva il suo progetto già definito nella sua testa e lapproccio familiare e semplice dellautore de La regola del gioco. Godard distingueva i cineasti in due categorie: quelli che camminano con la testa alta e quelli che camminano con la testa bassa. I primi sono coloro che, come Hitchcock o come Fritz Lang, hanno ben chiaro in mente dove vogliono giungere e al momento delle riprese agiranno con sicurezza e scrupolosità. I secondi, tra i quali elenca Welles, Rossellini e Visconti, sono più sensibili alla tentazione del caso, alla fluidità di un cinema costantemente in fase progettuale. Una lunga serie di saggi e dibattiti sulla filmografia di questi mostri sacri hanno dunque caratterizzato la linea editoriale dei Cahiers, infarcita spesso da prestigiose interviste passate alla storia della critica cinematografica.  
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