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Kevin Spacey alla soglia dei 60 anni è completamente sparito. Vogliamo davvero dimenticarlo?

Le accuse di molestie hanno sepolto la carriera di uno dei migliori attori americani degli ultimi trent'anni. Ma bisogna separare l'uomo dall'attore

Kevin Spacey

02.07.2019 - Autore: Marco Triolo
“Negheremo davvero dieci anni all'Old Vic e tutto quello che ha fatto [come direttore], quanto straordinario è stato in tutti i suoi film?”. “Non si può negare il talento. Tanto varrebbe allora non guardare mai più un dipinto di Caravaggio”. Queste parole, pronunciate qualche giorno fa da Judi Dench, hanno fatto il giro della rete per un semplice motivo: si riferivano a Kevin Spacey (e Harvey Weinstein).
 
Sollevano una questione spinosa, ma che va affrontata. Questo mese, Kevin Spacey compirà 60 anni. Un traguardo importante, che però, nel caso del celebrato attore vincitore di due premi Oscar, passerà sotto silenzio. Non si può certo dire che Spacey non se la sia cercata.



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Perché indubbiamente c'è una differenza tra accuse e sentenze, una persona è sempre innocente finché non viene dimostrato il contrario. Ma la mole di evidenza contro Spacey è impossibile da ignorare. Da quando, il 29 ottobre 2017, l'attore Anthony Rapp lo ha accusato di averlo molestato quando aveva appena 14 anni, si sono aperti i cancelli. Spacey ha tentato prima di difendersi, facendo coming out per sviare il discorso e venendo immediatamente criticato dalla comunità gay. Subito dopo è stato travolto da una quindicina di accuse, provenienti da attori, registi, membri della troupe di House of Cards e collaboratori del teatro Old Vic, di cui Spacey è stato direttore artistico dal 2004 al 2015. Poi la sospensione di House of Cards, la chiusura dei rapporti di lavoro con Netflix. E infine la beffa più amara per un attore: Ridley Scott, con le migliori intenzioni di salvaguardare la performance di Tutti i soldi del mondo al botteghino per onorare il lavoro di tutti quelli che erano stati coinvolti nella produzione, ha ottenuto di rigirare le scene dell'attore in tempi record con Christopher Plummer al suo posto. Stoccata finale: l'interpretazione di Plummer nel ruolo di Getty è stata lodata unanimemente, e gli ha fruttato una nomination all'Oscar.
 
L'ultima volta che abbiamo visto Kevin Spacey è stata la vigilia di Natale 2018, quando l'attore è apparso su YouTube in un corto chiamato Let Me Be Frank. In cui, nei panni di Frank Underwood di House of Cards, si difendeva in maniera criptica dalle accuse. Un'altra mossa che ha attirato innumerevoli critiche e generato ilarità tra le star di Hollywood e il pubblico. Si tratta indubbiamente di un video inquietante e maldestro, fatto da una persona che ha perso la bussola e sta tentando disperatamente di non essere dimenticata.


 
Arrivati a questo punto, è ovvio che la carriera di Kevin Spacey, nell'immediato, sia finita. Forse per sempre, a meno di un recupero miracoloso. Ma stiamo parlando comunque di un futuro lontano in cui, quando la distanza avrà cancellato in parte l'onta, qualche regista lo vorrà riutilizzare e dargli una seconda chance. D'altra parte, se abbiamo dimenticato i crimini dei movimenti fascisti e abbiamo ricominciato a flirtare con loro, non è impossibile immaginare che Spacey possa essere perdonato.
 
Ma restiamo nel presente. Fino al 2017, Spacey era l'uomo che amavamo odiare. Da I soliti sospetti (che gli fruttò il primo Oscar) a Seven, da Superman Returns a Come ammazzare il capo... e vivere felici, passando per American Beauty (secondo Oscar), Baby Driver e ovviamente House of Cards, Spacey era bravissimo a interpretare ruoli antipatici. Fino a pochi mesi prima delle accuse, era una presenza fissa negli occhi degli spettatori. Al cinema era una garanzia, e lo era diventato anche in TV.



 
“Non si può negare il talento”, dice Judi Dench. Ed è vero: come si può negare il fatto che Kevin Spacey fosse, sia, un grande attore. Ma come si può negare, d'altro canto, che sia una persona apparentemente disturbata, con gravi problemi di relazione?
 
La risposta è: non si può. Ma non è che una cosa contraddica l'altra. La storia è piena di personaggi discutibili che hanno fatto grandi cose. Vite tormentate hanno generato grandi opere. La pace interiore difficilmente fa fiorire la creatività. La differenza, probabilmente, sta nel fatto che la società è molto cambiata nell'ultimo quarto di secolo. Cose che un tempo erano ritenute tollerabili – come il boss che dà una “bonaria” pacca sul culo alla segretaria, un esempio che ha usato Tarantino per fare auto-critica sul caso Weinstein – oggi per fortuna non lo sono più. E dunque la condotta di Spacey è stata dissezionata, esaminata sotto la lente di ingrandimento dei social, e infine condannata senza appello. Il tutto in diretta, sotto i nostri occhi. La distanza temporale, come si diceva, è un altro elemento che influisce. Quanti attori o registi del passato hanno tenuto comportamenti meno che esemplari con chi stava loro intorno? Se ne sentono molti di discorsi sul trattamento delle donne da parte di Alfred Hitchcock. Eppure a nessuno verrebbe in mente di cancellarlo dalla lista dei più grandi cineasti del secolo scorso.

 
Quando e se Kevin Spacey verrà condannato ne riparleremo. Quando avrà scontato la sua pena, o attraversato un periodo di riabilitazione, forse il mondo gli darà un'altra possibilità. Tutti possono imparare dai loro errori, ed è quello che ci auguriamo possa fare anche lui. Nel frattempo non possiamo che continuare a guardare i suoi vecchi film, le interpretazioni innegabilmente memorabili che ci ha regalato in tanti anni di carriera. E sperare che, magari, prima o poi Ridley Scott o chi per lui ci lasci vedere la versione originale di Tutti i soldi del mondo.