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Jurassic Park, dinosauro a chi?

Il classico di Steven Spielberg rivive in Blu-Ray, e noi vi raccontiamo perché il film non è mai invecchiato

Jurassic Park - Sam Neill

24.11.2011 - Autore: Marco Triolo
Sono passati ormai diciotto anni dall’uscita nei cinema di “Jurassic Park”, ma rivisto ancora oggi il film di Steven Spielberg non ha perso colpi. E’ curioso che, nell’anno dell’uscita di ben due pellicole dell’autore americano – “Le avventure di Tintin” e “War Horse” – che riportano a galla uno Spielberg innocente che sembrava svanito nel nulla, Jurassic Park” e i due conseguenti sequel ricevano il trattamento Blu-Ray. Perché è come se si instaurasse un ponte tra vecchio e nuovo, quasi che tutto lo Spielberg di mezzo – che conta grandi opere come “Schindler’s List” e “Salvate il soldato Ryan” – non fosse mai esistito.

Spielberg con maglietta a tema sul set

I ricordi si affollano nella mente: per chi scrive, “Jurassic Park” fu il primo film di Spielberg visto al cinema – due volte, per giunta – e per tutti fu anche l’ultimo grande blockbuster spettacolare di Spielberg, un morality tale sui pericoli della scienza e sulla bioetica, condita dalla maestosa colonna sonora di John Williams e da strabilianti effetti speciali che non guastavano. A proposito degli effetti speciali: sfidiamo chiunque a guardare il film con gli occhi di chi ormai la sa lunga sulla CGI, senza rimanere stupiti per la loro attualità. Non un fotogramma è invecchiato, e per questo vanno ringraziati in egual misura i pionieri della Industrial Light & Magic di George Lucas, che superarono se stessi nel creare praticamente da zero qualcosa che pochi anni dopo sarebbe diventata prassi, e il compianto Stan Winston, che insieme ai suoi collaboratori costruì degli animatronics dettagliatissimi e complessi, credibili fino all’ultima piega della loro squamosa pelle artificiale. “Sembrava di partecipare a uno dei grandi eventi della storia, come l’invenzione della lampadina o la prima telefonata – ricorda Lucas – Un grande salto era stato fatto, e le cose non sarebbero più state le stesse”.

Il cast contempla i nuovi nati

Il cast è la dimostrazione di quanto sia abile Spielberg nello scegliersi gli attori: i volti all’epoca non popolarissimi di Sam Neill, Laura Dern, Samuel L. Jackson, uniti a professionisti come Jeff Goldblum e Richard Attenborough, compongono una formazione affiatata e convincente, capace di rendere estremamente umani i personaggi, anche nei limiti di una sceneggiatura scritta dal “chirurgo” David Koepp (tratta dal romanzo di Michael Crichton). Il risultato è che ci importa davvero del destino del dottor Grant, della dottoressa Sattler e di Ian Malcolm, dei piccoli Lex e Tim e di John Hammond (vero alter ego del regista, con la sua ossessione per lo spettacolo e la frase ricorrente “Qui non si bada a spese”). In un’era di freddi blockbuster senza sentimento – come “Transformers”, ironicamente prodotto dallo stesso Spielberg – un film capace di intrattenere, emozionare e far pensare allo stesso tempo è una gemma rara che va preservata.

I temibili Velociraptor

E poi, al di là di tutto, Jurassic Park” fa paura! Il buonismo della prima parte, l’utopia che la scienza possa creare qualcosa di meraviglioso e sicuro, lascia spazio a un terrore strisciante come i Velociraptor che “hanno imparato ad aprire le porte”, oppure inarrestabile come il Tirannosauro, da allora e per sempre ribattezzato “T-Rex”. Scene come l’assedio alle cucine dei Raptor, o il Rex che attacca le automobili sotto una pioggia torrenziale, non si dimenticano. E ancora oggi, negli incubi di tanti spettatori, prendono forma quelle onde concentriche che segnalano il pericolo in agguato. Toom. Toom. TOOM.

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