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Jacko, not guilty

L'evento mediatico più clamoroso dell'anno si è concluso con un verdetto di non colpevolezza: Michael Jackson è salvo

Michael Jackson

19.05.2009 - Autore: Eva Gaudenzi
Dodici giurati, trenta ore di dibattito, dieci capi d’imputazione e un processo lungo quattordici settimane. L’evento mediatico più clamoroso dell’anno si è concluso lunedì 13 giugno con un verdetto di non colpevolezza: Michael Jackson è salvo. Il cantante, 46 anni, era accusato di molestie nei confronti di un ragazzino malato di cancro, il periodo era quello di febbraio-marzo 2003, di avergli fatto bere alcol nel tentativo di abusare di lui e di aver cospirato per rapirlo. Accuse pesanti, con allegato sospetto di pedofilia. A salvarlo dalla galera, l'ostilità dei giurati nei confronti della madre del ragazzino, che consentì al figlio di dividere la camera da letto con la pop star nel suo ranch di Neverland.

All’uscita del tribunale di Santa Maria, l’incredulo e frastornato Jacko è stato festeggiato da un centinaio di ammiratori esultanti. Accanto ai sostenitori più accaniti c’era anche Debbie Rowe, ex moglie della pop star e madre di due dei suoi tre figli. "Questo verdetto dimostra che bisogna avere fiducia nella giustizia. Ho sempre saputo che era innocente. Non avrei mai sposato un pedofilo", ha dichiarato la donna in un'intervista all'emittente Cnn. Precisando che l’ex marito non è altro che un “uomo generoso”, circondato da "avvoltoi" senza scrupoli.

Non tutti sembrano pensarla allo stesso modo. Uno dei giurati che hanno assolto Jackson, infatti, ha dichiarato di essere convinto che il cantante sia un molestatore sessuale, ma che l'accusa durante il processo non è riuscita a provare la cosa. Il giurato Raymond Hultman ha detto alla Cnn che l'abitudine del cantante di condividere la camera da letto con ragazzi “sfida la ragione” e di essere inoltre convinto che il cantante, in passato, abbia molestato diversi giovani.

Colpevole o innocente? Delitto o complotto? A processo concluso, il caso Jackson continuerà a dividere l’opinione pubblica americana. Un pò come accadde, anni fa, per le accuse di uxoricidio rivolte all’ex campione di football americano O.J Simpson. Insomma, Michael  l'ha rischiata davvero grossa: in caso di condanna, sarebbe finito in una cella nel penitenziario di Corcoran, California. In compagnia di 'delinquenti vip' come Charles Manson (l’assassino di Sharon Tate, moglie di Roman Polanski) e Juan Corona, un serial killer con 25 omicidi all'attivo.

 


 

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