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Italiani brava gente?

Furbi, maleducati, intrallazzatori, ma in fondo dal cuore d'oro. Così sono gli "Italians" nel mondo, per Giovanni Veronesi. Abbiamo incontrato a Roma il regista e il cast.

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22.01.2009 - Autore: Andrea D'Addio
Non c’è niente da fare. Ovunque si vada nel mondo, per quanto possa essere lungo il volo e misconosciuto il luogo d’arrivo, durante il nostro viaggio nella più improbabile delle destinazioni, avremo sicuramente modo di incontrare almeno un nostro connazionale. Siamo ovunque e difficilmente passiamo inosservati, tanto che “Italians”, il nuovo film ad episodi (stavolta due e non quattro come nei “Manuale d’amore”) di Giovanni Veronesi, ha come frase di lancio “Ci facciamo sempre riconoscere”.

A Roma, per presentare la pellicola firmata FilmAuro (ormai vero e proprio marchio di fabbrica di un tipo di prodotto, tanto che nei titoli di testa il suo logo rimane in sovrapposizione per una decina di secondi), abbiamo incontrato il produttore Aurelio De Lauretiis, il regista Giovanni Veronesi, e tutto il cast principale, ovvero: Sergio Castellitto, Riccardo Scamarcio, Carlo Verdone, Ksenia Rappoport e Dario Bandiera. I primi due sono al centro di un’avventurosa trasferta nel Dubai per il trasporto di una decina di Ferrari rubate, gli altri tre si trovano invece a San Pietroburgo coinvolti, loro malgrado, nella vendetta di un mafioso locale (sicuramente l’episodio più divertente, grazie ad un ottimo Carlo Verdone, sempre più a suo agio con una comicità anche fisica).

L’italiano all’estero è una miniera di spunti satirici (ps: se non avete mai visto il video su Youtube: “The Italian Man Who went to Malta”, fatelo, regala più risate sull’argomento di tutto “Italians”) e sul perché, tra i tanti personaggi a disposizione, si siano scelti proprio i tre in questione, Giovanni Veronesi dichiara: “Tra le varie tipologie di italiani abbiamo scelto i più divertenti. Prima avevamo pensato di raccontare l'eccellenza, gente di successo, poi abbiamo preferito questi disgraziati, più adatti alla commedia. Sarebbe strato noioso il contrario. Mi sono però reso conto che, specie in Russia, siamo stati molto indulgenti con gli italiani. Molti sono più stravaganti dei nostri personaggi”. E quando Ksenia Rappoport cerca di tirarci su il morale: “Conosco tre italiani che vivono a San Pietroburgo e sono tre persone splendide”, il regista pratese, sottolinea che “Io ne ho conosciuti altri tre di cui è meglio non parlare. Anche facendo la media, non penso se ne uscirebbe bene”.

Anche, se, come al solito, nei due finali si ritorna sul luogo comune: “italiani brava gente”. “Forse li ho rappresentati troppo buoni” afferma Veronesi, che continua “anche se entrambe le storie hanno un fondamento di verità. Gli italiani rispetto ad altri popoli si portano dietro un grado di italianità enorme che alla fine li contraddistingue e, per certi versi, li salva. Chi negli aeroporti fa suonare i metaldetector se non gli italiani? Una volta all'aeroporto ho visto un ragazzo romano surfare sul nastro trasportare dei bagagli e gridare alla sua bravura. Un po' mi sono vergognato, ma ho anche pensato che siamo gli unici al mondo ad avere il coraggio di fare cose del genere. Io comunque amo l’Italia: pensate che le previsioni del tempo sono la mia trasmissione preferita, perché si vede lo stivale tutto intero

Per Carlo Verdone: “Teniamoci stretti i luoghi comuni sugli italiani come anche i nostri autori della tradizione, Eduardo De Filippo, Govi e Scarpetta, perché grazie ai flussi migratori fra 50 anni non si parlerà più di italiani, di italianità. E questo per un semplice motivo: non ci saranno più. Saranno solo una piccola percentuale come sono oggi gli inglesi a Londra che sono il 15%, o i francesi a Parigi che sono non più del 20%. Chissà, magari qualche cose nel nostro dna rimarrà, ma andiamo verso una globalizzazione tale che non avrà più senso parlare di italiani, tedeschi o inglesi perché saremo tutti mischiati e parleremo un mix di parole straniere, linguaggio informatico e dialetti imbastarditi”. Sugli italiani che risiedono all’estero, l’attore romano afferma invece che: “probabilmente sono la nostra parte migliore. Qualunque lavoro facciano, emergono: cuochi, imprenditori, architetti. Io ho viaggiato tanto nel nord Europa, per esempio, e ho conosciuto dei nostri connazionali bravissimi e affermati a livello professionale. Gli italiani hanno più successo all’estero che in patria”.

L’opinione di Sergio Castellito: “Siamo abbastanza straordinari e abbastanza indecenti, come diceva Leo Longanesi, “buoni a nulla e capaci di tutto”. E’ vero però che all'estero ci apprezzano per i luoghi comuni: perciò 'Gomorra', che di luoghi comuni non ne ha, non è stato abbastanza capito. Ma non dimentichiamo che in Italians il riferimento ai nostri vizi e virtù è soprattutto cinematografico, rimanda alla commedia all'italiana, alla Grande Guerra e a film come quelli. Se si vede un film del genere, è possibile trovarci della sociologica, ma non è il contrario: la sociologia non sta tutta dentro un film”.

Un po' polemico (e non senza ragione), Riccardo Scamarcio che, a proposito di cosa non funzioni in Italia, infila una battuta carica di attualitàSiamo un popolo più comprensivo, basta fare un confronto tra la polizia dei paesi stranieri e quella del nostro paese. E dico, per fortuna, un fondo di tolleranza è necessario. Purtroppo però, nonostante abbiamo tante leggi, non riusciamo a farle rispettare. Anzi, chi nella magistratura fa il suo dovere, viene sospeso o allontanato” facendo chiaramente riferimento al caso Apicella, reo di aver indagato sulla procura di Potenza (che a sua volta aveva allontanato De Magistris dall’indagine "Why not”).

Con "Italians", Carlo Verdone si mette per la terza volta alla regia di Veronesi: “Giovanni prima di tutto è un mio amico, e si dice che non ci sia due senza tre, no? Ho accettato volentieri questo ruolo in Italians perché di Giovanni mi fido ciecamente e perché fare il regista alla lunga stressa molto, a volte ho bisogno di prendermi una pausa e di fare solo l'attore. Io gli ho chiesto di mettere nella sceneggiatura più situazioni possibili in cui farmi trovare in imbarazzo. E’ così che rendo al meglio, che mi nascono tic, che riesco ad esprimere il massimo della mia comicità. Lui capisce e sa sfruttare tutto al meglio i miei tic nervosi”.

Il prossimo film della coppia Veronesi-De Laurentiis invece
sarà una storia di padri e figli”, dice il regista, ma “non chiedetemi nulla di più”. Dubitiamo comunque che non si tratterà dell’ennesimo blockbuster all’italiana, dopo il successo dei due "Manuale d’amore", e le tante copie (circa 700) e, quindi alte aspettative, con cui uscirà venerdì “Italians”.

 

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