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Intervista al figlio di J.L.Buñuel

Il cinema di Buñuel cerca in ogni momento di mostrarci cosa sia il pensiero libero: un pensiero senza autocensure o restrizioni

Intervista al figlio di Bunuel

14.04.2003 - Autore: Filippo Golia
Lopera di Buñuel si ispira ad una serie di esperienze diverse, spesso lontane dal cinema, come le avanguardie artistiche del primo 900. Quali ritieni siano state le maggiori influenze sul suo lavoro?   E difficile dare una risposta. Penso che mio padre sia stato influenzato più dalla poesia e dalla letteratura che dai lavori di altri registi.   Lo si potrebbe definire come uno scrittore che ha deciso di esprimersi con la telecamera?   No, questo non direi. Anzi, fare del cinema era la sua essenza. Ne discutevamo con Jean Claude Carrière, lo sceneggiatore degli ultimi film di mio padre. Ci chiedevamo cosa avrebbe potuto fare una persona così se fosse nata duecento anni prima. Forse sarebbe stato un fornaio o un cattivo scrittore. Anche se è stato influenzato moltissimo dalla letteratura non si considerava uno scrittore molto capace.   Aveva qualche rimpianto in questo senso?   Si, gli sarebbe piaciuto scrivere, se avesse potuto raggiungere risultati migliori. Come gli sarebbe piaciuto molto dipingere. Soprattutto avrebbe desiderato poter lavorare solo, senza coordinarsi con tante persone. Ma non aveva scelta, la sola strada che aveva per esprimersi era il cinema.   Che rapporto aveva con i produttori?   Un buon rapporto, nella maggior parte dei casi. Con molti era amico e loro cercavano sempre di venire incontro alle sue esigenze. Ma lui non era una persona difficile. Non era ricco e fare il cinema era prima di tutto un mestiere per guadagnarsi da vivere.   Quali erano le cose che contavano di più nella sua vita privata e quale era il suo rapporto con i figli?   Stranamente in casa non si parlava mai di cinema. Quello era il lavoro e restava lontano dalla famiglia. Quando aveva già 15 anni, mio fratello, alla domanda Cosa fa tuo padre? rispondeva Penso che faccia dei film. In casa cerano argomenti di discussione molto pi importanti del cinema: la guerra civile spagnola e quello che facevano Franco e i fascisti, per esempio. Per il resto Luis Buñuel era un ottimo padre, una persona buona e amava molto stare con i suoi amici.   Lei ha affiancato suo padre sul set cinematografico come assistente alla regia. Qualera il suo modo di lavorare?   Le cose a cui teneva di più erano la sceneggiatura e la scenografia. Si dedicava molto a lungo a queste parti della lavorazione, vi spendeva la parte migliore del suo tempo. Finita la scenografia tutto il resto veniva naturalmente. Lui sapeva già cosa sarebbe successo scena per scena. Sul set era un grande tecnico. Si svegliava alle cinque del mattino e iniziava a pensare a ogni inquadratura, a tutti gli angoli di ripresa, così quando arrivava il momento del ciak tutto riusciva estremamente semplice.   Quale messaggio lascia il cinema di Buñuel?   E un cinema che cerca in ogni momento di mostrarci cosa sia il pensiero libero: un pensiero senza autocensure o restrizioni.   Il 1900 è stato il secolo delle avanguardie artistiche. Oggi, allinizio del 2000, quali sono le nuove avanguardie e chi sono gli eredi del cinema surrealista?   Penso che ogni periodo abbia i suoi movimenti artistici e l\'epoca del surrealismo è definitivamente passata. Ma la generazione di mio padre ha fatto qualcosa di innovativo, lavorandoci molto. Oggi le persone sono molto pigre, vogliono ottenere subito il successo e i soldi. Una cosa che non funziona.  
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