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Interpretare la realta'

Vincitore di due premi Oscar, Ugo Pirro ci parla di sceneggiature mai realizzate e dà consigli ai giovani

Ugo Pirro

14.04.2003 - Autore: Valentina Bisti
Ugo Pirro abita in una casa luminosa nel centro storico di Roma, a due passi da Piazza del Popolo. Il suo piccolo studio è essenziale. Una scrivania, due poltroncine, un computer, una libreria. Qui, uno dei più famosi e apprezzati sceneggiatori italiani, scrive soggetti destinati al cinema. Non ci sono foto di set, né ricordi personali. Eppure di ricordi Pirro ne deve avere tanti: ha vissuto in prima persona la più grande stagione del cinema italiano, quella degli anni Sessanta. La sua vita si è intrecciata con quella di registi come Fellini, De Sica, Rossellini, Visconti. Ma lesperienza di Ugo Pirro non è legata solo al suo passato. Oggi insegna ai giovani il mestiere di sceneggiatore, dà consigli e li avvia alla professione.   Secondo la sua esperienza, qual è il modo migliore per creare un personaggio?   Si crea in tante maniere, da tante suggestioni, dalle esperienze e dalle osservazioni che una persona fa di giorno in giorno. Dipende anche dalle circostanze: da unintuizione iniziale il racconto può diventare quasi automatico, se la scelta è giusta.   Ne \"I protagonisti\" di Altman un personaggio del film dimostra come una sceneggiatura possa nascere dal trafiletto di un giornale. A lei è mai capitato?   Si, è capitato anche a me di partire da un articolo di un quotidiano. Ma anche da un incontro su un tram: limmaginazione non ha regole.   Non le sembra che limmaginazione, specialmente riguardo ai personaggi dei film italiani, sia esaurita?   Sì, lei vede giusto. I pochi film italiani che riescono ad emergere riguardano il passato prossimo. Ma cè una ragione. Il nostro cinema non ha scenario. Che senso può avere uno scenario a LungoTevere? Che attrattiva può avere un film ambientato alla borsa di Milano? E sicuramente più interessante la borsa di New York. Cè una difficoltà a creare un immaginario curioso, colorato. Se invece ci voltiamo indietro è tutto più credibile.   Quindi non cè stimolo né da parte dei produttori né da parte dei registi.   Cè anche qualcosaltro. Cè una difficoltà oggettiva da parte dei giovani a ricreare ambienti credibili. Se anche si trattano dei temi alla moda o comunque già sfruttati, labilità sta nel trovare una chiave nuova, un modo diverso per raccontare le cose. Per esempio, si fanno tanti film sulla vita dei medici ma sono tutti uguali. Perché allora non trovare una chiave che spiazza?   Ad esempio?   In questo caso una diversa angolazione potrebbe essere quella di parlare del tribunale dei malati. In questo modo potremmo aprire una polemica che a tutti interessa, e cioè che gli ospedali italiani hanno molti problemi. Senza mettere cartelli, ma attraverso la storia di alcuni personaggi che cercano di capire quali sono i ritardi della sanità. E inutile rimaneggiare la storia di un chirurgo che opera. Labbiamo visto tante volte, e non ci interessa più.   Quale potrebbe essere un soggetto interessante?   Io proporrei di rivisitare la guerra, quella vissuta dal soldato. Per esempio la storia della divisione Julia. Comunque bisogna pensare con angolazioni nuove. Il problema è linterpretazione della realtà   Come si fa a rendere credibile la vita di un soldato?   Bisogna avere unidea della guerra. Si può anche solo immaginare, attraverso le immagini, i libri, le foto. E poi nutrire limmaginazione con le fonti storiche.   E importante che in una storia ci sia il lieto fine?   Vede, il lieto fine rappresentava lottimismo della società. Oggi cè poco il lieto fine o comunque non è conclamato come quello dei film americani degli anni 40. Tutto quello che avviene non è opera del caso. Film come \"Catene\" o \"Figli di nessuno\" avevano una tendenza molto diversa, oggi è tutto più gratuito.   continua...  
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