
“Non sarei completamente onesto se dicessi che non sono geloso di Paranormal Activity" - ha detto Sanchez a proposito del film che sta spopolando ora in USA e che riprende una tecnica simile a quella da loro utilizzata. “Sono contento per l’autore, ma allo stesso tempo ho come la sensazione che avrei potuto farlo anch’io. Sarebbe stato diverso e avrebbe potuto non essere così buono, ma so come fare questi film. E ho pensato che forse avrei dovuto tornare alla serie e spremerla ancora un po’”. Beh, non c’è che dire: Sanchez non ci fa certo una bella figura con queste affermazioni. Dire “avrei potuto farlo anch’io” presuppone un ego che non si sposa molto con la carriera di un tizio che dal suo primo film è praticamente sparito. Inoltre, per quanto sia innegabile l’influenza di “Blair Witch Project” su un certo cinema che ha invaso ultimamente le sale – da “Cloverfield” a “Diary of the Dead” e “Rec” – bisogna ammettere che il suo impatto è dovuto più a un’abile campagna marketing che non alla qualità effettiva del film. Se a questo aggiungiamo che Sanchez avrebbe riso guardando “Cloverfield” e che il suo chiaro intento è “spremere la serie” ancora un po’, il ritratto che ne esce è piuttosto antipatico.

Oltretutto vorrebbe usare una tecnica che ha definito "mixed first-person", e dice che sarebbe simile a quella di “District 9”, ma lo dice come se l’avesse inventata lui. Insomma, il cinema sarà salvato da Sanchez e Myrick: mettiamoci comodi e aspettiamo l’avvento.