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Il diavolo e il cinema
Non aprite quella porta....

14.04.2003 - Autore: Sebastiano Lucci
Il diavolo è stato, è tuttora e probabilmente continuerà ad essere per molto tempo, al centro di riflessioni e dibattiti che hanno coinvolto studiosi e personalità provenienti dalle più disparate discipline. E questo, senza dubbio, uno dei miti di maggiore spicco nellimmaginario collettivo di tutti i tempi: i maestri di tutte le arti e le discipline artistiche lo hanno presentato, raffigurato secondo la sensibilità dellepoca. Questo processo di rappresentazione ha subito recentemente unaccelerazione, in parte dovuta ad un rinnovato interesse nei confronti dellocculto (che non è certamente un prodotto esclusivo del nostro tempo e della nostra cultura) ed a una sua conseguente spettacolarizzazione, più vicina al nostro modo di vivere, alla quale nessuno, nemmeno lInnominabile, è potuto sfuggire. Le arti tradizionali avevano di volta in volta rappresentato il Signore delle Tenebre, allo stesso tempo in grado di suscitare paura e terrore, ma anche di affascinare e sedurre. Il cinema ne ha ampliato le potenzialità, trasferendo il suo straordinario carisma (vero villain secondo la sua più tradizionale definizione) sullo schermo. Immagini che confondono, terrorizzano, seducono, immagini che attraggono e che affascinano.
Allinizio cera il Male. Un Male che era sempre identificabile e riconoscibile, che poteva essere combattuto, contro il quale leroe aveva a disposizione delle armi per sconfiggerlo e per trionfare. Il Male era di volta in volta rappresentato da esseri diabolici e allo stesso tempo umani che avevano deciso di oltrepassare una soglia a loro proibita e che per questo venivano necessariamente puniti. I mostri facevano parte del nostro sistema razionale e il soprannaturale veniva raramente chiamato in causa. Il cinema consolidava laffermazione che la più grande crudeltà fosse dovuta alluomo stesso. Quando D. W. Griffith ne ripropone in \"The Sorrows of Satan\" del 1925 le sembianze sullo schermo, il diavolo è ancora un eroe tragico, un personaggio miltoniano, dannato, destinato alla condanna, a subire il proprio inequivocabile destino. Così come avviene per le sporadiche apparizioni a Hollywood.
Con lespressionismo le cose cambiano e il modello razionale viene trasformato in un incubo che era destinato a rendersi concreto nei campi di battaglia e negli orrori dei regimi dittatoriali. Ma la rappresentazione di Sua Maestà non subisce particolari cambiamenti. E ancora un personaggio imbevuto di cultura e di modi alla George Shaw.
In \"Il cielo può attendere\" (Heaven Can Wait, 1943) di Ernst Lubitsch, il diavolo interpretato da Laird Cregar è un Satana gentiluomo, elegante, raffinato, dai modi gentili che ammicca bonariamente alla vita. E un Lucifero che ama la vita e le persone e che mantiene buoni rapporti con tutti. Nel film, in cui vengono riproposte e condensate le grandi tematiche del regista nato a Berlino, si assiste ad una vera sintesi tra il mito di Faust, quello di Don Giovanni, della morte e della bellezza ammorbidito dal tocco geniale e sofisticato di Lubitsch.
Anche in \"Linfernale avventura\" (\'Angel on My Shoulders\', 1946) di Archie Mayo (il ruolo di interpretarlo spetta questa volta a Claude Rains) e \"Linferno ci accusa\" (The Story of Mankind, 1957) di Irwin Allen il diavolo è rappresentato con i clichés della tradizione. Se il primo prosegue la vena comica già precedentemente sperimentata con successo (il diavolo, interpretato da Claude Rains, spedisce sulla Terra Paul Muni nei panni di un rispettato giudice); il secondo si dilunga su una tediosa rappresentazione degli avvenimenti importanti dellumanità in cui Satana (interpretato da un Vincent Price) è più una presenza-cameo che un vero e proprio personaggio.
Sempre negli anni quaranta il diavolo ritorna a Hollywood con delle rappresentazioni molto meno rassicuranti. William Dieterle, uno dei registi che ha caratterizzato con il suo stile gli anni trenta e quaranta, realizza nel 1941 \"Lora del diavolo\" (The Devil and Daniel Webster, 1941) in cui Walter Huston interpreta Mr. Scratch, alias Satana, mentre John Farrow dirige La sconfitta del diavolo (Alias Nick Beal, 1949) con uninterpretazione molto sinistra di Ray Milland che corrompe un onesto politico (Thomas Mitchell).