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Il comunicatore - 2a parte
Il comunicatore - 2a parte

14.03.2003 - Autore: Teresa Manuela Plati
Eppure è innegabile che nonostante le critiche alla tv verità e il dibattito culturale sullargomento la risposta del pubblico per questo tipo di format sia stata più che positiva. Pensi al \"Grande Fratello\".
M.C.\"Un momento, il G.F. è stato un esperimento andato a buon fine anche perché in fondo cerano dentro quella casa dieci persone comuni che vivevano il quotidiano permettendo, a chi stava dallaltra parte, di identificarsi un po e di seguire una soap dal vivo. Novità senza valicare limiti. Tutto lì.\"
Cosa ne pensa, dal punto di vista qualitativo del palinsesto de La7?
Crede nella scommessa del suo direttore Roberto Giovalli di raggiungere il 5% degli ascolti in tre anni? E crede che Fabio Fazio con il Fabio Fazio Show, titolo provvisorio per il suo talk che inizierà a settembre nella stessa fascia oraria del Maurizio Costanzo Show, riuscirà a ripetere la formula vincente della sua trasmissione?
M.C.\"Fazio è un grande professionista, sa fare bene la televisione e non è certamente da sottovalutare. Non ho idea di che tipo di formula utilizzerà per il suo show: vedremo.
Per quel che riguarda La 7, sicuramente i tempi sono prematuri ai fini di una valutazione. Bisognerà aspettare ottobre novembre quando anche Rai e Mediaset non saranno in periodo prevacanziero, per avere unidea più chiara.
La7 ha iniziato giustamente adesso per rodarsi e la sfida non è facile e molto ambiziosa.
Ci vogliono centinaia di miliardi per raggiungere e mantenere lobiettivo del 5% in tre anni. Aspettiamo.\"
John Condry nel saggio Cattiva maestra televisione scritto con Karl Popper dichiarò: \"La correttezza o scorrettezza del comportamento morale così comè presentato dalla televisione dipende dal fatto che lazione sia compiuta da un personaggio simpatico e ammirato oppure da uno antipatico e che ispira sfiducia. Dunque il fatto che una cosa sia giusta o sbagliata dipende, almeno in televisione, da chi lo fa, non dalla cosa stessa\". E daccordo?
M.C.\"In parte sì. Non è un caso che si parli di anchor man, uomini àncora che catalizzano lattenzione del pubblico che del resto non è che sia fatto da imbecilli.
La tv è sicuramente un mezzo allarmante per la sua portata, con la quale si instaura un rapporto simile alla convivenza: quando si convive con altri si possono dire e fare cose giuste, ma anche sbagliate, non è che si ha sempre lo stesso comportamento. Ho fatto anchio diversi errori dopo tanti anni di lavoro.\"
E una grande responsabilità?
M.C.\"Certo, ma del resto se un personaggio diventa credibile è anche perché nel bene e nel male sa come usare quel mezzo e conosce o ha capito i limiti che, come animale da televisione, non possono essere superati. Però non credo che si possa condizionare il pubblico: se ti ascolta è perché ti stima, se ti stima è perché sei credibile e se lo sei un motivo ci sarà!\"
Capiterà tra tanto, ma cosa le piacerebbe che il pubblico ricordasse di lei umanamente e professionalmente?
M.C.\"Penso ad una frase di una famoso commediografo degli anni 40 Alessandro De Stefanis che ha detto: Ho fatto quel che ho potuto\".
E ad un futuro senza tv, ci pensa?
M.C.(Ride) No, anche perché spero che finisca tutto insieme.\"